In difficoltà nei sondaggi, schiacciati tra i grandi partiti popolari e i piccoli partiti populisti, i liberali europei stanno cercando del loro meglio per recuperare terreno e prepararsi al prossimo voto europeo. Il 4 marzo, Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga e oggi candidato liberale alla presidenza della Commissione Europea, intende presentare in Italia la futura lista liberale per le prossime consultazioni di fine maggio. "Riunirà partiti, fondazioni, associazioni, tutti gruppi che condividono i valori liberali e democratici", ha spiegato questa settimana Verhofstadt, 60 anni, incontrando alcuni giornalisti qui a Bruxelles. Il gruppo ALDE, che nel Parlamento europeo raggruppa i liberali europei e il cui acronimo significa Alliance of Liberals and Democrats for Europe, ha organizzato la stessa lista in una decina di paesi, dalla Polonia alla Repubblica Ceca, dalla Francia all'Austria. Tra la decina di gruppi che parteciperanno in Italia ci saranno anche il Partito Federalista Europeo, i Radicali, Fondazione La Malfa e FARE – Fermare Il Declino. La sfida di Verhofstadt, tuttavia, si presenta ardua, fosse solo perché il liberalismo politico in Italia non va di moda: tra le questioni aperte, il rapporto con la Chiesa e le responsabilità del liberalismo nella crisi economica. "La lista è aperta. Vogliamo offrire agli elettori una alternativa europeista – spiega Verhofstadt -. Il nostro messaggio è semplice. La crisi è stata gestita male. L'Europa così come sta evolvendo non può funzionare. Richiudersi nel nazionalismo non ha senso. I nostri paesi sono incapaci da soli di affrontare i grandi problemi mondiali, dal clima all'energia. Dobbiamo recuperare una nuova sovranità, ma questa volta a livello comunitario. Un federalismo europeo consentirebbe agli attuali paesi una grande autonomia perché è un sistema politico e istituzionale basato sulla sussidiarietà". L'ex premier belga vuole tentare di approfittare della terribile crisi in cui versano i due grandi partiti popolari italiani: Forza Italia e il Partito Democratico. Addirittura parla di "un colpo di stato" di questi due movimenti che promettono di salvare il paese, ma che sono invece responsabili della sua deriva.
L'iniziativa si presenta ardua. Prima di tutto c'è un problema di leadership. L'unica persona che può forse rappresentare con successo i liberali italiani nelle prossime elezioni europee è Emma Bonino, l'attuale ministro degli Affari Esteri. Lo vorrà, potrà fare? Difficile altrimenti immaginare altre persone con la stessa popolarità. Un altro aspetto che complica le cose è che in molti paesi, e l'Italia non fa eccezione, al liberalismo economico si attribuisce la crisi finanziaria e debitoria. Liberalismo è diventato sinonimo di deregolamentazione, oggi non più in voga. "Liberalismo – spiega Verhofstadt – non significa capitalismo selvaggio. Credo in un certo livello di auto-regolamentazione, ma certo non sui mercati finanziari che devono essere regolamentati". L'ex primo ministro belga sarà chiamato ad affrontare almeno altre due sfide. La prima riguarda il rapporto con la Chiesa. "Noi crediamo nella separazione netta tra Chiesa e Stato", sottolinea l'uomo politico, originario di un paese storicamente segnato dal confronto tra cattolici e laici. Purtroppo questa separazione in Italia non è mai stata netta. Il paese non è laico, a dispetto di quanto scritto nella Costituzione. Accanto ad accaniti anti-clericali, molti eletti – a destra e a sinistra – consentono alla Chiesa di influenzare scelte politiche, timorosi del suo peso nella società nazionale. In visita da Papa Benedetto XVI, l'allora presidente del Consiglio Mario Monti non baciò l'anello del Pescatore, a differenza di molti suoi predecessori a Palazzo Chigi, ma in varie occasioni non mancò di farsi fotografare mentre usciva o entrava da una messa, strizzando l'occhio tanto agli elettori che al clero. Come si comporteranno i liberali italiani su questo fronte? Riusciranno a essere veramente laici (non necessariamente anti-clericali) come vorrebbe Verhofstadt? E se sì, quanto peserà la loro scelta in termini di voti? Un ultimo aspetto a cui dovrà far fronte l'ex premier belga riguarda il clientelismo che permea la società italiana e che la crisi di questi ultimi cinque anni sembra aver rafforzato. In questo momento, la forza del familismo si riflette in una fragilità delle idee liberali. Forse l'equilibrio cambierà quando il clientelismo avrà provocato tanti e tali mali da indurre un revival del liberalismo.
(Nella foto, Guy Verhofstadt, il terzo da sinistra, in questi giorni a Kiev durante le drammatiche manifestazioni che stanno mettendo a ferro e a fuoco la capitale ucraina. L'uomo politico belga fiammingo è stato primo ministro del suo paese dal 1999 al 2008)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook