La Corte costituzionale di Kalrlsruhe ha deciso nei giorni scorsi di dare il via libera al Trattato di Lisbona, ma chiedendo al Bundestag di precisare nella legge di adozione della carta europea i diritti del parlamento tedesco. Alcuni giornali hanno parlato della fine del “despotismo di Bruxelles”. In teoria, l'adattamento della legge di adozione del Trattato dovrebbe essere un passaggio rapido e indolore: due sessioni straordinarie del parlamento sono già state annunciate, alla fine di agosto e all'inizio di settembre. In pratica, tuttavia, alcuni esponenti politici potrebbero cogliere l'occasione per introdurre un'agenda più ambiziosa. In un'intervista alla Süddeutsche Zeitung pubblicata questo fine settimana, il 39enne segretario generale dei cristiano-sociali bavaresi Alexander Dobrindt (nella foto), ha detto che si tratta "di una rivoluzione nei rapporti tra Governo, Parlamento ed Europa" ed è "forse un'occasione storica e unica per correggere alcune evoluzioni sbagliate". Alla Frankfurter Allgemeine Zeitung ha poi aggiunto: "Dobbiamo mettere la parola fine al trasferimento strisciante di competenze a Bruxelles senza sufficiente controllo democratico". La CSU, ha aggiunto un portavoce, vuole introdurre cambiamenti nella Legge Fondamentale per dare al parlamento tedesco maggiori poteri nel processo di integrazione europea; in altre parole si tratterebbe di costituzionalizzare la sentenza del tribunale di Karlsruhe.
La presa di posizione di Dobrindt, una giovane leva della CSU recentemente nominato segretario generale, è tutta da valutare: altri membri del partito hanno preso chiaramente le distanze dalla sua iniziativa. Secondo la Corte costituzionale, tenuto conto del “deficit strutturale di democrazia” a livello dell’Unione Europea, i diritti del parlamento tedesco devono essere chiariti esplicitamente in una legge “per garantire l’efficacia del diritto di voto” dei cittadini tedeschi e “assicurarsi” che l’Unione “non oltrepassi le sue competenze”. Alcuni osservatori vedono dietro alla sentenza e ai commenti positivi della stampa il desiderio tedesco di fare chiarezza sul modo in cui viene fatta l’Europa: la Germania non vuole proseguire su un cammino incerto e leggero; preferisce obblighi seri a impegni mal elaborati. Altri temono che vi sia qualcosa di più: un europeismo freddo e il tentativo di porre limiti al processo di integrazione europea, dando al parlamento nazionale un ruolo finora delegato al governo. In questo contesto, è ancora difficile capire la reale portata dei commenti della CSU. La posizione di Dobrindt potrebbe essere semplicemente elettoralistica, il tentativo di cavalcare l'euroscetticismo dei bavaresi prima del delicato voto federale del 27 settembre. In ogni caso, c'è il rischio di un allungamento dei tempi della ratifica tedesca.
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