Riserva di tolleranza e serbatoio di resistenza – Il ruolo delle università nell’esempio di McGill

Vi sono ai miei occhi tre baluardi contro la deriva reazionaria di questi tempi: la stampa, i musei e le università. Dell’importanza di quest’ultimo strumento ho avuto conferma nei giorni scorsi, assistendo alla cerimonia di conferimento dei diplomi all’università canadese McGill.

Fondata nel 1821 dal commerciante di origine scozzese James McGill (1744-1813), l’istituzione canadese è una delle più rinomate università del mondo anglosassone. Ha sede a Montréal, nella provincia del Québec, ed è pubblica, non privata. Fra i suoi ex studenti ci sono tra gli altri 12 Premi Nobel, tre primi ministri canadesi, nove vincitori del Premio Oscar, e 35 vincitori di medaglie olimpiche.

Conta quasi 40mila studenti di cui il 30% stranieri e il 12% dottorandi.

Il Canada è oggi una isola felice. L’ondata reazionaria (e spesso anti-canadese) che sta attraversando gli Stati Uniti ha indotto gli elettori del paese nord-americano a confermare al potere il partito liberale, togliendo al partito conservatore una vittoria che sembrava all’inizio di quest’anno pressoché sicura.

Mentre negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump restringe la libertà di Harvard e di altre università con ragioni per lo più pretestuose, in Canada il premier Mark Carney si è fatto nel mondo occidentale uno degli ultimi portavoce di una società aperta, cosmopolita, tollerante.

Una fase della cerimonia di conferimento dei diplomi all’Università McGill di Montréal (Canada) – 2 giugno 2025. Fonte: BR

Eppure, durante la cerimonia a cui ho assistito la gerarchia accademica di McGill ha voluto giocare d’anticipo e cogliere l’occasione per ricordare il ruolo del mondo universitario nel difendere i principi della democrazia e della ricerca scientifica, della libertà di religione e della tolleranza di pensiero.

Ha spiegato agli studenti la vice cancelliera Cynthia Price Verreault: “L’istruzione è il pilastro di una società dinamica, che si vuole promotrice dell’innovazione, del progresso e della conoscenza”. Ha poi aggiunto rivolgendosi ai nuovi diplomati: “Dovete ora assumere gli obblighi che avete nei confronti dei vostri concittadini (…) Tra le altre cose le vostre azioni individualmente e collettivamente hanno il potere di difendere e rafforzare la democrazia e la società”.

Il rettore Christopher Manfredi ha avvertito gli studenti che “il mondo sta affrontando profonde turbolenze e incertezze”. Ha poi spiegato che in questa fase storica “il ruolo delle università è rimesso in discussione e talvolta anche infragilito”. Più di prima, ha aggiunto, il mondo ha bisogno di “persone talentuose, innovative, coraggiose e sensibili”.

Durante la cerimonia non sono mancate le proteste di alcuni studenti, per lo più simboliche. Sul podio, dopo aver ricevuto il diploma, una giovane ha mostrato un cartello in cui accusava McGill di fare ricerca per le imprese di armamenti. Un’altra ha ricordato il dramma di Gaza.

In generale però i discorsi della gerarchia accademica sono stati accolti con lunghi applausi dalla platea di studenti e famigliari. D’altro canto, hanno toccato corde sensibili.

Nei fatti, hanno voluto approfittare della felicità e dell’orgoglio dei giovani il giorno del diploma per sottolineare il loro compito nel difendere quella libertà e quel rigore di insegnamento, di pensiero, di ricerca di cui hanno goduto a Montréal.

Il rettore di McGill ha concluso la sua allocuzione con una esortazione: “Continuate a lavorare sodo, ricordando che il successo non è misurato soltanto dal raggiungimento personale, ma dai miglioramenti che si introducono nella vita degli altri”.

Tornando in Europa, la cerimonia di cui sono stato testimone mi ha fatto riflettere. Il giorno della laurea rimane una occasione importante. Per alcuni è il momento di entrare nel mondo del lavoro. Per altri un primo passo verso ulteriori studi accademici.

Di questi tempi, bui e pericolosi, le università sono per loro natura una riserva del libero pensiero, un serbatoio di tolleranza, forse addirittura di resistenza. Le sedute di laurea e le discussioni di tesi dovrebbero assumere un ruolo particolare anche in Europa.