Crisi a Lampedusa, Lettere a Ursula von der Leyen, Elezioni in Europa

La crisi migratoria di questi giorni a Lampedusa non è solo drammatica da un punto di vista umano. È diventata all’improvviso un argomento elettorale a nove mesi dalle prossime elezioni europee. Il voto sarà delicatissimo. La maggioranza uscente formata da popolari, socialisti e liberali rischia di perdere voti rispetto al 2019, mentre conservatori e nazionalisti sperano di imporsi almeno in alcuni paesi.

Nel dibattito di questi giorni, la crisi è ormai letta in Italia con gli occhi del complotto. Se il paese è alle prese con nuovi arrivi dalla Tunisia è per colpa dei partiti di sinistra, che esprimono dubbi relativi al Memorandum di Intesa firmato con Tunisi, in particolare sul fronte dei diritti umani, nel tentativo surrettizio di sabotare l’accordo e mettere in difficoltà il governo nazionalista di Giorgia Meloni.

In questo contesto, tra le altre cose è spuntata nella stampa una lettera inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in cui l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Josep Borrell critica l’intesa, che deve servire tra le altre cose a ridurre l’arrivo in Italia di migranti provenienti dalla Tunisia.

Nella missiva, datata 7 settembre, l’ex ministro socialista spagnolo si lamenta con la presidente per il modo in cui è stato firmato il Memorandum di intesa con Tunisi, esprimendo anche “preoccupazione per taluni suoi contenuti”. Secondo alcuni la lettera è la conferma di come una parte dell’establishment politico, quella socialista, starebbe boicottando l’applicazione dell’accordo.

Peraltro, la pubblicazione della missiva giunge dopo che Bruxelles è stata costretta ad ammettere che gli aiuti finanziari promessi in luglio alle autorità tunisine per meglio frenare gli arrivi di migranti non sono ancora stati versati, in mancanza di progetti concreti da parte di Tunisi.

La ragione della missiva è forse meno arzigogolata di quanto non appaia a prima vista. Al netto dei dubbi di alcuni governi sul piano tunisino, la lettera ha più a che fare con il confronto istituzionale che con la battaglia politica, spiega l’entourage di Josep Borrell.

I memorandum che la Commissione firma con paesi terzi devono essere negoziati con i paesi membri. Questi ultimi devono essere tenuti informati passo dopo passo. Così è avvenuto anche in questo caso, salvo nell’ultimissima fase della trattativa quando pur di chiudere rapidamente con il governo tunisino vi è stata da parte della Commissione europea una accelerazione.

Nella sua lettera, Josep Borrell ricorda che nel 2013 il Consiglio fece ricorso contro la Commissione dinanzi alla Corte europea di Giustizia sulla scia di un memorandum di intesa firmato con la Svizzera senza il necessario coordinamento con l’esecutivo comunitario. La magistratura comunitaria dette ragione al Consiglio, ricordando che la Commissione europea deve avere il benestare dei paesi membri prima di firmare un accordo.

In fin dei conti, la lettera riflette più che altro il desiderio istituzionale di Josep Borrell di tutelare pienamente gli interessi del consesso europeo che riunisce i ministri degli Esteri e di cui è presidente. Il desiderio è di prevenire casi simili nei prossimi memorandum di intesa che l’Unione europea intende negoziare con paesi terzi.

C’è da chiedersi a questo punto chi ha fatto circolare la lettera alla stampa e possibilmente al governo italiano: un esponente popolare o conservatore della Commissione europea, nel tentativo di accreditare la tesi di un boicottaggio socialista nella messa in pratica del memorandum di intesa con Tunisi? Poco importa. La vicenda fa temere una campagna elettorale particolarmente aggressiva.

(Nella foto David Fernandez/EPA, tratta dal sito di The Guardian, Josep Borrell, 76 anni, Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza)