La stragrande maggioranza degli elettori europei voterà il 25 maggio per il rinnovo di un parlamento, quello europeo di Strasburgo. Non in Belgio. Quel giorno, poco meno di otto milioni di belgi si recheranno alle urne per rinnovare non una, ma sette diverse assemblee parlamentari. D’altro canto, il sistema federale belga è incredibilmente complesso, nonostante, o meglio, forse a causa delle sei riforme istituzionali di cui è stato oggetto il paese dal 1970 ad oggi. Le assemblee da rinnovare sono – oltre al parlamento europeo – il parlamento federale, il parlamento fiammingo, il parlamento vallone, il parlamento della regione Bruxelles-Capitale, il parlamento della comunità germanofona e il parlamento della comunità francese. Il tema richiede una breve lezione di diritto costituzionale belga. Il paese è composto da quattro regioni linguistiche (francese, fiamminga, tedesca e Bruxelles-Capitale), tre comunità (francese, fiamminga e tedesca), e tre regioni (la Vallonia, le Fiandre e Bruxelles-Capitale). A livello locale, il paese conta 10 consigli provinciali e 589 consigli comunali (ma questi, per fortuna, non sono oggetto il prossimo 25 maggio di consultazione elettorale).L’ultima riforma istituzionale ha trasformato il Senato in una camera delle regioni in cui siedono i rappresentanti regionali (un po’ come il Bundesrat in Germania). A livello federale, i belgi quindi voteranno soltanto per la Camera (150 membri provenienti da 11 circoscrizioni). Da questo punto di vista il sistema è stato semplificato. A livello regionale, la partita è più complicata. I deputati del parlamento fiammingo, del parlamento della comunità germanofona, del parlamento vallone e del parlamento di Bruxelles-Capitale sono eletti a suffragio diretto. Il parlamento della comunità francese invece è composto da esponenti delle assemblee di Bruxelles-Capitale e della Vallonia. I lettori si chiederanno perché la situazione è così intricata. Il paese non è soltanto federale, è anche multilingue, un aspetto di cui il sistema istituzionale deve tenere conto. Bruxelles poi complica il quadro. La capitale belga è a maggioranza francofona, ma è situata in territorio fiammingo. Ha quindi uno status speciale. I suoi elettori – oltre ad avere una propria assemblea parlamentare – contribuiscono alla formazione dei parlamenti fiammingo e della comunità francese. Nel 2011, mentre il paese stava disperatamente cercando di formare un nuovo governo (federale), una editorialista del quotidiano Le Soir, Béatrice Delvaux, ha parafrasato René Magritte e il suo quadro intitolato Ceci n’est pas une pipe, affermando del Belgio: Ceci n’est plus un pays. Che sia, in realtà, il modello verso cui molti paesi, e l’Europa in generale, stiano andando?
PS: per completezza di informazione, al Belgio spettano 21 deputati nel parlamento europeo. Per queste consultazioni, in via straordinaria, il paese è diviso in tre circoscrizioni, a seconda della lingua. Ai francofoni spettano otto parlamentari, ai neerlandofoni 12, ai germanofoni uno. Anche in questo caso, la natura federale e multilingue del paese ha trasformato il voto europeo in un rompicapo cinese (o meglio belga).
(Nella foto un murales in una città belga)