A Bruxelles, questa settimana, il presidente americano Barack Obama ha spiegato che Unione Europea e Stati Uniti lavoreranno insieme per mettere a punto un nuovo pacchetto di eventuali sanzioni contro la Russia, accusata di avere occupato la penisola ucraina della Crimea e di avere mire sulla stessa Ucraina. Nuove sanzioni – questa volta prettamente economiche – rischiano però di non fare l'unanimità da questa parte dell'Atlantico.
La Polonia importa il 90% del suo petrolio e il 50% del suo gas dalla Federazione russa, che è il secondo partner commerciale del paese. Nel 2013, l’intercambio è stato pari a 36 miliardi di dollari. La Bulgaria acquista il 90% del suo gas da Gazprom. Nel 2013, dei 2,6 milioni di turisti che hanno visitato il paese sulle rive del Mar Nero, 700mila erano russi. L'unica centrale che nel paese raffina petrolio appartiene alla russa Lukoil. Ai tempi del comunismo sovietico, la Repubblica Ceca era un importante centro industriale per tutti i paesi del Patto di Varsavia. Ancora oggi i rapporti non mancano. Il 4% delle esportazioni ceche è diretto verso la Russia, mentre nel 2012 il 66% dell’import di gas era di origine russa. Infine l’anno scorso, oltre il 10% dei turisti a visitare la Repubblica Ceca era composto da cittadini russi. La Russia è il più importante partner commerciale fuori dall’Unione Europea dell’Ungheria. Per la casa farmaceutica ungherese Richter, il primo mercato è quello russo. Dal canto suo, la Slovacchia dipende dal gas russo per il 100% delle sue necessità. Peraltro, da tempo il gruppo Rosatom sta negoziando la possibilità di costruire una centrale nucleare nel paese. Quando la settimana scorsa l'Unione Europea ha deciso di vietare il viaggio in Europa a una serie di esponenti russi, Bratislava ha chiesto una eccezione: il vice premier Dmitry Rogozin che siede in una società mista russo-slovacca. L'eccezione le è stata rifiutata, ma le regole europee prevedono comode derogazioni erga omnes, nel caso. Non basta. Molti paesi dell’Est Europa ospitano folte comunità russe o russofone. I russi sono il 6% in Lituania, il 27% della Lettonia, il 25% dell’Estonia, l’1% della Slovacchia, l’8% della Bielorussia, l’1,5% della Georgia, il 10% della Moldavia. La Commissione europea è al lavoro per preparare nuove sanzioni economiche contro la Russia nel caso in cui ci fosse una escalation delle tensioni in Ucraina. Il tentativo è di mettere a punto misure che pesino in modo equilibrato sui Ventotto. Addirittura, si sta riflettendo anche a possibili compensazioni per i paesi più colpiti da eventuali ritorsioni russe. Sono seriamente immaginabili? Rispondeva qualche giorno fa un diplomatico europeo: "Usare denaro comunitario di questi tempi è controverso. Immaginare di mutualizzare, per così dire, l'impatto delle sanzioni non è facile, tanto più che le stesse misure non fanno l'unanimità e che la compensazione è richiesta proprio dai paesi che finora hanno più insistito sull'idea di punire la Russia".
(Nella foto, Dmitry Rogozin, 50 anni, il vice primo ministro russo per il quale la Slovacchia ha chiesto una ecccezione al divieto di viaggio in Europa)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook