I ministri delle Finanze della zona euro hanno trovato nella notte scorsa un accordo per ridurre il debito pubblico greco e tentare di ridare fiducia alla Grecia, un paese alle prese da tre anni con una gravissima crisi economica. Il pacchetto prevede tutta una serie di misure per alleviare gli impegni finanziari del paese mediterraneo: un taglio dei tassi d’interesse sui prestiti concessi alla Grecia, un allungamento delle scadenze delle linee di credito, una moratoria sul servizio del debito, e una delicata operazione di riacquisto di titoli greci sul mercato secondario.
La trattativa di queste settimane è stata guidata dal Fondo monetario internazionale, che da tempo insiste perché i governi accettino di condonare almeno in parte il debito greco. Alcuni paesi finora si sono opposti. Ma la frase citata è indicativa di come l'Eurogruppo abbia cercato un compromesso e di quanto si sia ammorbidita la posizione tedesca. Solo due anni e mezzo fa la Germania si rifiutava di prestare denaro ai suoi vicini; citava quasi quotidianamente l'articolo dei Trattati che vieta il salvataggio di un paese da parte dei suoi partner; era preoccupata, se non addirittura ossessionata, dall'azzardo morale. Questa notte, bene o male, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha aperto la porta a un condono del debito greco, nonostante gli evidenti risvolti politici e morali di questa scelta. Seppur da verificare nella pratica, si tratta di un passaggio cruciale. Nei fatti, l'intesa prevede che se ne discuta nella seconda parte del decennio, dal 2015-2016, ma se l'operazione di riduzione del debito attraverso misure meno radicali non funzionasse – come possibile – l'idea di una ristrutturazione rischia di essere rapidamente d'attualità. Il condono del debito può essere valutato in vari modi. Da un lato, può essere visto come immorale e ingiusto; dall'altro, come inevitabile, e forse anche indispensabile. Concretamente, questa eventualità sarebbe un nuovo passo importante verso una mutualizzazione dei debiti pubblici, al di là delle molte proposte sugli eurobonds e sul fondo di riscatto (debt redemption fund, in inglese). La partita è tutta da giocare. Ci saranno alti e bassi, e molte incertezze – lo stesso benestare della pubblica opinione tedesca non è ancora garantito – ma dietro all'accordo notturno su un nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia potrebbe nascondersi un progresso che va ben oltre il caso greco e la necessità di risolvere la crisi debitoria, e riguarda per molti versi il futuro stesso dell'unione monetaria.
(Nella foto, il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, 57 anni, la notte scorsa a Bruxelles durante la conferenza stampa che ha concluso la riunione dei ministri delle Finanze della zona euro dopo 13 ore di negoziato)
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