Sciopero generale in Grecia. Atene nel 2012 come Berlino nel 1920?

Mai come in questi giorni i portavoce della Commissione Europea devono difendere la politica delle autorità comunitarie in Grecia. Ripetutamente, nelle conferenze-stampa quotidiane, molti giornalisti chiedono ai rappresentanti della Commissione se la politica di austerità imposta alla Grecia sia la strategia più appropriata. KleistoA sorprendere molti interlocutori sono le decisioni di ridurre il salario minimo, tagliare il numero di dipendenti pubblici, riformare il sistema pensionistico, pur di rimettere ordine nei conti pubblici. Ieri il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn, lo spagnolo Amadeu Altafaj, ha cercato di spiegare che per decenni la Grecia ha vissuto oltre i propri mezzi, che per anni ha trascurato di riformare la propria economia, e infine che la Commissione per tentare di compensare le difficoltà sociali sta dirottando verso il paese mediterraneo generosi fondi strutturali. Tuttavia, per ora, a Bruxelles e nelle altre capitali europee, stanno prendendo il sopravvento le immagini di un popolo in grave difficoltà. Oggi ad Atene ha luogo l'ennesimo sciopero generale, in un contesto politico delicatissimo. Un economista greco, Yanis Varoufakis, ha spiegato di recente in un articolo della Deutsche Welle: "L'accettazione insincera della Grecia di misure impossibili, che non aveva alcuna intenzione di adottare, ha reso la Grecia altrettanto colpevole di aver accettato ciò che non poteva soddisfare quanto l’Unione Europea di aver imposto quello che non aveva il diritto di esigere".


La frase originale è di John Maynard Keynes (l'economista inglese al posto di Grecia aveva scritto Germania, e al posto di Unione Europea aveva scritto alleati). Il ragionamento è chiaro. Nello stesso modo in cui la Germania di Weimar aveva accettato le condizioni draconiane imposte dal Trattato di Versailles nel 1919, la Grecia di George Papandreu ha accettato la cura d'austerità imposta dal Trattato di Maastricht. I paralleli storici vanno presi con grande cautela, anche quando sono particolarmente attraenti come questo. La Germania del 1919 era appena stata sconfitta da una guerra cruente; la Grecia del 2012 è alla fine di una lunga fase di boom economico. La Germania del 1919 era un nemico da punire; la Grecia nel 2012 è un partner da salvare. Eppure, l'idea della sola austerità per curare tutti i mali della crisi debitoria sta mostrando la corda. Sostegni economici non bastano. E' necessario probabilmente ribaltare l'economia europea, e chiedere ai paesi con un attivo delle partite correnti di investire in Grecia, in modo da ridurre gradualmente lo scarto tra paesi del nord creditori e paesi del sud debitori. Non basta. Il rischio oggi non è tanto o non è solo di assistere a crescenti tensioni sociali ad Atene, ma di creare risentimenti nazionali, quasi piu pericolosi.

 

(In alto, una strada di Atene tapezzata di manifesti che annunciano un nuovo sciopero)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

 

  • Beda Romano |

    Oggi l’ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors era in visita a Bruxelles. Interpellato sulla situazione greca, ha avuto critiche per tutti: “Sofro e sono molto preoccupato per la Grecia (…) Mi auguro che i partiti si mettano d’accordo e che la Troika la smetta di litigare e adatti le sue richieste alle possibilità dei greci”.
    B.R.

  • dsimonc |

    C’è una differenza sostanziale, che rende il paragone sbagliato: il debito della Germania era stato imposto ‘a tavolino’ come riparazione ai danni di guerra, mentre quello della Grecia è stato accumulato negli anni distribuendo soldi alla popolazione sottoforma di pensioni e impieghi pubblici. Sono soldi che sono già stati spesi. E’ la semplice interruzione di questo flusso di denaro dall’estero che provoca la caduta del tenore di vita dei cittadini greci, indipendentemente dal fatto che il debito esistente verrà restituito o no. E anche indipendentemente dal fatto che tornino alla dracma o no.

  • zambiasi10 |

    La storia è una lezione che non si apprende mai abbastanza! Della Grecia non importa a nessuno dei suoi circa 11.300.000 abitanti, ma sappiamo quasi tutto sul suo deficit, debito, pil, etc., ormai oggi uno Stato è considerato alla stregua di una multinazionale: il suo peso (internazionale) e il suo valore dipende dai bilanci; le persone sono una mera componente di bilancio. Questo cinismo economico ci condurrà alla catastrofe. Consiglio a tutti di leggere o rileggere: Le conseguenze economiche della pace di J. M. Keynes

  • Mario |

    Vedo con soddisfazione personale ma con raccapriccio razionale che la mia opinione sulle notevoli somiglianze fra la Grecia odierna e la Germania dopo la Grande Guerra trova corrispondenza anche in commentatori capaci di incidere sulla coscienza della gente e sui governanti. Le richieste della troika e del duo franco-tedesco sono criminali: non c’e’ altro termine per definire misure imposte a gente alla fame alla quale hai gia’ tolto tutto. Colpa loro? Certamente, ma tanta quanta ne hanno coloro che alla Grecia hanno prestato incautamente soldi, speculando sui tassi che potevano mungere. Il caso greco e’ emblematico di uno strappo insanabile nell’Euro. Lasciamo che la Grecia fallisca e prepariamoci anche noi ad uscire da questa tragedia che si sta consumando prima che la gente spari per le strade. Nel frattempo ringraziamo Ciampi, Amato, Prodi, Napolitano e Monti che ci hanno trascinato in questa crociera.

  • Rabo |

    Domanda(e).
    Dovrebbero investire in Grecia (o in Portogallo o altrove) soggetti privati o pubblici ?
    Se la risposta è “soggetti privati”…beh, se lo ritengono conveniente, lo faranno certamente.
    Se la risposta è “soggetti pubblici”…
    …il governo – ad es. – tedesco (ammesso che sia nelle condizioni di attivo corrente di cui lei parla) con un debito all’80% del PIL e con un taglio lento ma continuo alle prestazioni sociali ai propri cittadini dovrebbe “investire” in altri paesi…? Si rende conto di come questo sia improponibile a qualsiasi elettorato di qualsiasi paese ? Si rende conto che qui in Germania in alcune Gemeinde non ci sono i soldi per riparare le scuole ? Che il taglio alle risorse dei servizi di trasporto collettivo locali è costante ? Tanto per fare due esempi…
    Vorrei aggiungere…questo non vuol dire che io sono d’accordo con le misure d’austerità imposte alla Grecia (oggi). Li porterà alla fame.
    Bisogna ripensare il tutto, ma con visioni strategiche. Il momento è arrivato. O si va verso un’unione piú stretta (mia timida speranza) o ci si separa. Il significato originario della parola crisi in greco è “momento di svolta, di cambiamento, separazione tra due fasi distinte”.

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