Washington, Franklin, Hamilton: l’Europa va a ripetizione di storia americana

Come i naufraghi, che prima di morire rivedono in un attimo la sequenza della loro vita, l’Europa alla vigilia di un consiglio europeo particolarmente importante l’8-9 dicembre cerca disperatamente nella storia americana l’ispirazione per quel salto politico che a questo punto appare il solo modo per uscire dalla gravissima crisi economica, finanziaria e istituzionale. Da qualche giorno a Bruxelles le citazioni, dirette o indirette, abbondano. WashingtonParlando giovedì davanti al parlamento europeo, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha parlato della necessità per i paesi della zona euro di un nuovo fiscal compact, di un nuovo accordo di bilancio. Il termine compact, che in inglese significa contratto o convenzione, era stato utilizzato negli anni 1770 da Alexander Hamilton (1755-1804), primo segretario al Tesoro americano, l’uomo che alla pari di George Washington e John Adams ebbe un ruolo di primo piano nella nascita degli Stati Uniti. Prima della rivoluzione del 1776, Hamilton propose alle colonie britanniche un voluntary compact tra governati e governanti. Qualche giorno prima di Draghi era stato il commissario agli affari economici e monetari Olli Rehn a riferirsi alla storia americana. Rehn ha ricordato in un discorso che nel 1790 il governo federale decise di assumere il debito dei 13 stati che ai tempi formavano gli Stati Uniti d’America.


Dovette in quella circostanza convincere in particolare la Virginia, uno stato geloso della propria autonomia e patria di James Madison e Thomas Jefferson. Il parallelo con la Germania è stato evidente a tutti nel pubblico. Di recente a riferirsi alla storia americana è stato anche Dieter Zetsche, il presidente di Daimler e dell’ACEA, l’associazione che raggruppa le case automobilistiche europee. In un discorso venerdì, il dirigente d’impresa ha ricordato le parole di Benjamin Franklin che al momento della firma della costituzione americana nel 1787 disse: “We must all hang together, or we will all hang separately”. Non è la prima volta che l’Europa guarda all’esempio americano. Lo aveva fatto Wim Duisenberg da presidente della BCE all’inizio del decennio scorso quando immaginava (o meglio sperava) che l’istituto monetario si sarebbe presto sviluppato come la Riserva Federale; e anche Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione tra il 2002 e il 2003, un consesso che voleva essere simile alla Convenzione di Philadelphia del 1787. I riferimenti alla storia americana sono al tempo stesso fonte d’ispirazione e atto di speranza. Capiremo alla fine della settimana se il consiglio europeo avrà lo stesso significato della cena segreta con la quale Hamilton e Jefferson decisero di unire il debito dei 13 stati americani nel 1790, decidendo nel contempo di spostare la capitale del nuovo paese da New York ad una piccola località sul fiume Potomac, che si sarebbe chiamata Washington.

 

(Nella foto, George Washington 1732-1799, primo presidente degli Stati Uniti)

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  • Beda Romano |

    Francesco, non capisco a quale commento si riferisca. Quello pubblicato ieri, qui sopra, è l’unico giunto a questo blog. Grazie. B.R.

  • francesco |

    perché il mio commento non è stato pubblicato?
    dobbiamo essere per forza europeisti quaggiù?
    Il succo del mio commento era che i paragoni con gli USA degli albori sono ridicoli, sia per le condizioni storico-geografiche diverse (stati Usa poco popolati e odierna Europa ben divisa linguisticamente e culturalmente) sia perché la caratura degli uomini in questione è ben diversa: politici illuminati e idealisti in America, oscuri burocrati nell’Europa di oggi.
    Saluti.

  • gastone |

    Che il Dio della Federazione Americana illumini i testoni europei. Loro 50 noi 100, Stati intendo, che non sono gli stati nazionali, i quali vanno eliminati secondo le prescrizioni dei “nostri” padri fondatori, ma sono le Regioni, Länder, Cantoni, Distretti, Province Romane, o che altro si voglia adottare per la Federazione Europea, con un solo governo e un solo parlamento nella novella Roma europea (Strasburgo secondo l’intuizione del padre fondatore Altiero Spinelli, il quale scrisse: “Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani.” Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, da/from Manifesto di Ventotene, 08/1941)
    V. http://www.losio.com/rue/federalismodal1787.html

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