Dopo la Danimarca, anche l'Olanda, ha deciso di rafforzare il controllo alle frontiere mettendo a rischio le norme di Schengen. Dal 1° gennaio, i Paesi Bassi installeranno una rete di telecamere nei 15 punti più trafficati della loro frontiera con il Belgio e la Germania.
Ho viaggiato recentemente in automobile dal Belgio all'Olanda e sono rimasto impressionato da come la frontiera sia letteralmente sparita. In molti casi, come tra la Francia e la Germania, i vecchi confini in Europa sono rimasti evidenti. Le auto sono obbligate a rallentare il passo, e gli edifici della dogana sono rimasti in piedi, pur vuoti. Invece, le frontiere olandesi con il Belgio o la Germania sono scomparse del tutto. Solo il navigatore satellitare segnala al guidatore che si sta passando da un paese all'altro. Eppure la scelta olandese fa discutere, anche perché giunge da un governo che riceve l'appoggio esterno del partito nazionalista di Geert Wilders. Non è un caso se anche in Danimarca i controlli alla frontiera siano stati voluti dal partito popolare danese, un movimento nazionalista che dall'esterno appoggiava ai tempi l'allora governo di centro-destra. La paura è sempre la stessa: l'immigrazione, più o meno clandestina. L'accordo di Schengen è stato uno dei grandi successi dell'integrazione europea. Oggi riguarda 25 paesi. Bisogna sperare che le iniziative olandese e danese siano sfoghi temporanei e non l'ennesimo segnale di un'integrazione che insieme alla globalizzazione sta venendo meno. Mi ricordo che in una mostra al Deutsches Historisches Museum di Berlino nel 2004, organizzata per celebrare i 90 anni dallo scoppia della Grande Guerra, si raccontava che nel 1914, al crepuscolo della belle époque, si poteva viaggiare senza passaporto da Parigi a San Pietroburgo. Poi scoppiò un lungo conflitto.
(Nella foto, la frontiera belgo-olandese attraversa la terrazza di un ristorante)
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