La Germania da un lato è riuscita a costringere i greci a raddoppiare gli sforzi per risanare i conti pubblici difendendo la stabilità dell'euro; dall'altro però ha mostrato grande incertezza: una delle tesi è che propri i dubbi tedeschi abbiano reso il salvagente più costoso di quanto non avrebbe potuto essere. La Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung è giunta al punto di chiedersi: Quanto europeista è Angela Merkel? In un incontro organizzato dall'Aspen Institute Italia a Berlino la settimana scorsa il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha ammesso che è necessario rispiegare il progetto europeo ai tedeschi. L'uomo politico democristiano si è riferito così ai sondaggi dai quali è emerso come i suoi concittadini abbiano espresso la loro contrarietà al salvataggio della Grecia. Nello stesso modo in cui i greci (e molti altri) devono capire che partecipare all'unione monetaria richiede anche riforme e sacrifici, i tedeschi devono prendere coscienza di un destino comune. Questo il ragionamento di Schäuble. Proprio la settimana scorsa, un sondaggio Allensbach ha segnalato la sorprendente freddezza dell'europeismo tedesco. Alla domanda se la Germania ha avuto più vantaggi o svantaggi dalla partecipazione all'Unione (attenzione, all'Unione, non alla zona euro), il 20% dei tedeschi ha risposto vantaggi, il 28% svantaggi, mentre per il 42% benefici e danni si sono bilanciati a vicenda. In un commento pubblicato stamani su Die Welt, lo storico Michael Stürmer sostiene che è tornata d'attualità la questione tedesca: a cosa appartiene la Germania, a chi appartengono i tedeschi. La sua risposta è la seguente: "La visione europea è andata persa, i tedeschi hanno smesso di sognare l'Europa (…) Ma questa non è la fine della storia, perché la Germania è sempre stata troppo piccola per guidare (i suoi vicini, ndr) e troppo grande per puntare sull'equilibrio" delle potenze.