Arrivati a Berlino o a Monaco, a Francoforte o a Colonia, si sono riuniti in un'associazione che fin dal dopoguerra ha difeso i loro interessi, trovando nella CDU e nella CSU dell'allora cancelliere Konrad Adenauer una sponda politica. Nell'ultimo decennio la BdV ha chiesto al governo federale di creare un museo per ricordare la loro drammatica esperienza. L'iniziativa è stata criticata dalla Polonia, preoccupata all'idea che i tedeschi vogliano trasformarsi in vittime del conflitto e che i Vertriebenen tentino di recuperare le loro vecchie proprietà, caduto il Muro di Berlino. Da deputata democristiana, la signora Steinbach, nata in Pomerania nel 1943 da un padre militare nella Luftwaffe, non ha forse votato contro la nuova frontiera polacco-tedesca sull'Oder-Neisse? Qualche anno fa la rivista Wprost ha pubblicato in copertina un fotomontaggio di Erika Steinbach a cavalcioni sulla schiena del cancelliere Gerhard Schroeder e in uniforme da SS (nella foto). Secondo un recente sondaggio del quotidiano Rzeczpospolita, il presidente della BdV, una ex violinista, è la figura straniera più temuta in Polonia dopo il premier russo Vladimir Putin. La vicenda è un rompicapo per la signora Merkel. Da un lato il cancelliere non vuole creare tensioni nei rapporti con Varsavia e nel governo democristiano-liberale a Berlino; dall'altro non può ignorare un'associazione molto vicina alla CDU. Per ora sta prendendo tempo, nella speranza – afferma velenosa la Sueddeutsche Zeitung – che la situazione si risolvi da sola senza che lei debba prendere posizione.