Dal 13 novembre Sigmar Gabriel è il nuovo presidente del partito socialdemocratico, il sesto in cinque anni. Il suo compito, come quello dei suoi più recenti predecessori, sarà di risollevare le sorti di una SPD in grave crisi di popolarità.
Il pessimo risultato ottenuto dal partito alle elezioni del 27 settembre 2009 comporterà un calo dei contributi pubblici: 40 milioni di euro nel 2010, dai 43,5 milioni del 2009. L'anno scorso l'SPD ha incassato entrate per 167,5 milioni di euro. Il totale è destinato a calare e non solo per una riduzione degli aiuti statali. Il partito sta subendo anche un calo del numero degli iscritti che nel 2008 da soli hanno versato nelle casse socialdemocratiche circa 46,6 milioni di euro. Per di più anche una diminuzione del numero di deputati (146 contro i 222 nella passata legislatura) significa anche minori entrate: ogni parlamentare versa infatti al partito 130 euro al mese. Rimane l'ancora di salvezza delle partecipazioni societarie – l'SPD controlla alcuni giornali e stazioni radiofoniche – ammesso che la crisi economica non riduca drasticamente i dividendi (come probabile). Barbara Hendricks è il tesoriere del partito. Qualche giorno fa ha messo il dito sulla piaga parlando del futuro dell'SPD: il movimento di Gabriel deve ridurre le spese senza mettere a soqquadro le ambizioni politiche di un partito che si vuole popolare. E' fattibile? Addirittura, la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung nei giorni scorsi si chiedeva se un partito possa fallire. Era per molti versi una provocazione, ma indicativa dello stato d'animo.