Tifo, sole ed entusiasmo: la dolce vita alla tedesca

Tifo Qualche giorno fa, prima della sconfitta dell’Italia contro la Spagna, un conoscente tedesco mi ha raccontato di essere appena tornato dalla Sicilia per un viaggio di lavoro. Era stato a Palermo ed era rimasto particolarmente sorpreso perché non aveva percepito in Italia lo stesso entuasiasmo per il campionato europeo di calcio che da oltre due settimane sta scuotendo la Germania. Come è possibile, mi ha chiesto? Non ho saputo rispondergli. Ma la sua domanda mi ha fatto riflettere, più che sugli italiani sui tedeschi. È impressionante quanto questo Paese sia cambiato negli ultimi dieci anni. I grandi eventi sportivi sono ormai l’occasione per divertirsi, festeggiare, tra amici e per strada. Che cambiamento rispetto al recente passato quando i negozi chiudevano alle 6 di sera durante la settimana, alle 2 del pomeriggio il sabato e i centri-città erano deserti e tristi la sera e i weekend. Ieri, per la partita Germania-Turchia, il centro di Francoforte era invaso da migliaia di tifosi: i bar avevano sistemato le sedie sui marciapiedi rivolgendole verso una televisione a volume altissimo, mentre in una piazza era stato allestito un maxi-schermo. Lo stesso è avvenuto in moltissime altre città del Paese.

Il fenomeno che si nasconde dietro all’entusiasmo tedesco in queste settimane di campionato europeo di calcio è complesso. Per decenni, la Germania ha vissuto prevalentemente "in casa". Trent’anni fa molti ristoranti avevano l’abitudine di chiudere in inverno e il Biergarten era il luogo deputato al divertimento in società (con l’eccezione forse di alcune città studentesche). Oggi il Paese ha preso possesso delle strade e dei luoghi pubblici, in parte anche per la liberalizzazione parziale degli orari dei negozi e magari per un clima migliore. Per di più, i tedeschi si sentono molto più liberi di esprimere un certo orgoglio nazionale. Tifare per la Deutsche Mannschaft, sventolare la bandiera, colorarsi la faccia di rosso, nero e oro non sono più gesti che danno adito a sospetti di pericoloso nazionalismo. Il cambio generazionale ha fatto miracoli; l’ambiente è meno austero. È possibile che dietro all’entusiasmo di queste settimane ci sia anche, più semplicemente, la voglia di scatenarsi all’aperto dopo un lungo inverno continentale. Poco importa: complice anche il confronto europeo, i tedeschi hanno scoperto una certa joie de vivre, che va ben al di là del campionato di calcio. Hanno capito che possono divertirsi anche nel loro Paese, senza necessariamente andare in Italia, Francia o Spagna per distrarsi.

  • Paolo |

    Questo conferma la mia tesi che sostengo da tempo (basata tuttavia su un campione forse distorto e non proprio rappresentativo – da statistico me ne accorgo più facilmente – e cioè sui tedeschi che vivono in Italia o che ci vengono in vacanza), che cioè il popolo tedesco si sta “italianizzando” (ovviamente solo per certi aspetti, immagino che nulla possa scalfire il loro senso civico e il rispetto per la cosa pubblica e per l’ambiente). La motivazione di ciò pare non di semplice individuazione; dalla mera presenza di nostri concittadini emigrati, da cui per osmosi sociale i teutonici assorbono alcuni usi e costumi, alla più generale tendenza globalizzatrice, che si sostanzia in particolare nel maggior numero di viaggi e di contatti tra nord e sud Europa, al ruolo dei media, delle mode e anche del cambio generazionale, come giustamente dice Beda. Un ruolo viene giocato anche dai nostri cugini spagnoli, più che francesi; oppure potrebbe trattarsi anche di una distorsione di una progressiva americanizzazione della società avanzata moderna, condita in salsa europea-hegeliana. Ma non vorrei esagerare con le analisi spacca-capelli, basta prendere atto del fenomeno; la cosa non può che fare piacere a noi italiani.

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