Riuscirà mai a vedere la luce il sofferto accordo di libero scambio che l’Unione europea e gli Stati Uniti stanno trattando a fatica? Nulla è meno certo. Non si tratta solo di negoziare un testo (noto con l’acronimo inglese TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership) criticato fin da ora da molte associazioni e da molti partiti, segnati da sensibilità politiche e dubbi economici. Bisognerà poi che l’intesa venga fatta propria dal Parlamento europeo e dai ventotto paesi membri dell’Unione. In molti casi, la ratifica nazionale è parlamentare, con tutte le incertezze di un voto che rischia di essere influenzato da molte lobbies. In Belgio poi la ratifica sarà pluri-parlamentare. In questo paese, infatti, la Costituzione prevede che i trattati internazionali di questo tipo vengano approvati dai diversi livelli di potere: il Parlamento federale, il Parlamento fiammingo, il Parlamento della comunità germanofona, il Parlamento vallone, il Parlamento della regione di Bruxelles-Capitale, e il Parlamento della comunità francese. Non per altro il Belgio fu l’ultimo paese europeo a concludere il processo di approvazione dell’accordo di bilancio, il fiscal compact, venti mesi dopo la firma dei governi. L’iter di ratifica del TTIP non sarà una partita di piacere. Anzi, l’esigenza tutta belga – un paese che conta quattro regioni linguistiche (francese, fiamminga, tedesca e Bruxelles-Capitale), tre comunità (francese, fiamminga e tedesca), e tre regioni (la Vallonia, le Fiandre e Bruxelles-Capitale) – rischia di contribuire a rendere il processo di ratifica europea molto incerto. Proprio nei giorni scorsi, il Parlamento della Vallonia ha approvato una risoluzione, sostenuta dal CDH (centrista) e dal PS (socialista), che chiede la sospensione dei negoziati. I due partiti (all’opposizione a livello federale) chiedono che ai negoziatori vengano date istruzioni più chiare e più limitate, soprattutto per difendere le norme sanitarie ed ambientali europee. Anche in Belgio, come in altri paesi europei, non piace l’idea di consentire la soluzione di controversie tra stati e imprese attraverso arbitrati privati, come chiedono gli americani. Il ministro-presidente della Vallonia, il socialista Paul Magnette, ha assicurato: “Se il testo ci giunge in questo stato (così come è negoziato in questo momento, ndr) proporrò che non venga ratificato dal Parlamento vallone”. Addirittura nel Parlamento vallone c’è chi vorrebbe – in particolare i Verdi – che la regione belga si dichiarasse “extra-accordo”, in altre parole non fosse soggetta all’intesa. Alcuni comuni valloni si sono già dichiarati d’accordo. Gli ecologisti parlano di “Nato economica”. Altri – il PTB, il Parti du Travail Belge – vogliono invece l’interruzione dei negoziati tout court. Naturalmente, il trattato deve essere approvato da tutti i Ventotto, oltre che dal Parlamento europeo, perché entri in vigore. Mentre la Germania del cancelliere Angela Merkel preme per una conclusione dei negoziati entro fine anno, pochi giorni fa manifestazioni in tutta Europa sono state organizzate contro il TTIP. La strada per il trattato sembra veramente tutta in salita.
(Nella foto, una recente manifestazione a Bruxelles contro l’accordo di libero scambio UE-USA)