Il nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha fatto campagna elettorale nelle ultime settimane, proponendo, o meglio chiedendo, un abbuono del debito pubblico greco, pari al 180% del prodotto interno lordo. Il leader del partito della sinsitra radicale Syriza è convinto che il passivo è talmente elevato da pesare sulla crescita economica del suo paese, prosciugandone le risorse. Attualmente il debito è soprattutto in mani pubbliche: i paesi creditori, il Meccanismo europeo di Stabilità (ESM), il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea. Questi detengono l’80% del debito pubblico del paese. Per ora, i partner greci nella zona euro non vogliono sentir parlare di un abbuono del passivo. In parte perché temono contraccolpi sui mercati; in parte perché temono di urtare i loro contribuenti; e infine perché pacta sunt servanda, e gli impegni vanno rispettati. Non basta. Il direttore generale dell’ESM, Klaus Regling, ha fatto notare ieri che recenti riscadenzamenti del debito greco hanno già permesso al paese di risparmiare 8,7 miliardi di euro all’anno. Eppure, l’idea di una cancellazione almeno parziale del passivo non è respinta d’emblée da tutti i paesi. Alla domanda se i ministri avrebbero discusso ieri in occasione di un Eurogruppo di un abbuono del debito, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha risposto: “Tutti gli argomenti devono essere discussi: le regole, gli impegni, le riforme, il cammino (…) Il cammino è rappresentato da tutti gli elementi che rendono un paese come la Grecia indispensabile alla stabilità della zona euro, che le permettano di ritrovare la crescita, ritrovare il benessere, ritrovare il desiderio di essere nell’Europa di oggi”. Dal canto suo, alla domanda se l’Italia è pronta “a fare un gesto” nei confronti della Grecia, il suo omologo italiano Pier Carlo Padoan ha risposto: “Non si tratta di fare dei gesti”, ma “di trovare una soluzione compatibile con gli equilibri esistenti che sia sostenibile“. Le risposte sono state sufficientemente ambigue da lasciare immaginare aperture francesi e italiane a un eventuale parziale abbuono del debito greco. In questa fase, Parigi e Roma non vogliono scoprire le loro carte. Evidentemente, agli occhi dei francesi e degli italiani, una ristrutturazione del debito greco potrebbe essere un modo per evitare una nuova e grave deriva in Grecia che avrebbe anche effetti nefasti nelle società più deboli dell’Europa meridionale; ed eventualmente per strappare altre concessioni più generali, per esempio ottenendo nuovi margini di manovra nella riduzione dei bilanci nazionali. Quest’ultimo sarebbe un obiettivo opportunistico, che i mercati probabilmente non condividerebbero. Più nobile sarebbe perseguire una eventuale conferenza sul debito greco, come richiesto dallo stesso Tsipras, per tornare a discutere di una mutualizzazione dei debiti europei. Dopotutto, l’elevato indebitamento in molti paesi è ormai una questione angosciante. In un discorso recente, il vice direttore generale della Banca per i regolamenti internazionali, Hervé Hannoun, ha fatto notare che il debito totale delle economie avanzate, escludendo quello delle istituzioni finanziarie, è salito dal 212% del PIL nel 1999 al 279% del PIL nel 2014. In passato, la Germania aveva condizionato la mutualizzazione dei debiti nella zona euro a un trasferimento di sovranità dalla periferia al centro, respinto ai tempi da Parigi e da Roma. La prima per paura di indebolire la sua sovranità nazionale; la seconda per il timore di perdere il controllo del proprio debito, volano del clientelismo italiano. In un dibattito al Parlamento europeo stamani, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha ribadito: “La condivisione dei rischi va di pari passo con la condivisione della sovranità. Dobbiamo renderci conto che le nostre scelte sono limitate dall’attuale assetto istituzionale (…) e che ogni volta che introduciamo nuova flessibilità sfioriamo il limite consentito dalle regole e mettiamo in dubbio la fiducia delle persone nelle regole stesse”. Memore probabilmente anche della controversa scelta della BCE di acquistare debito sui mercati, Schäuble ha spiegato che un balzo verso l’integrazione politica richiede una modifica dei Trattati, e una cessione di sovranità. La Germania è pronta a discuterne. L’Italia e la Francia?
(I ministri delle Finanze di Germania, Francia e Italia – Wolfgang Schäuble, Michel Sapin e Pier Carlo Padoan – in una foto d’archivio)