Da mesi ormai la Germania deve affrontare le agitazioni sindacali, prima nel settore ferroviario, poi in quello siderurgico, oggi nella funzione pubblica. I sindacati vogliono aumenti economici generosi dopo aver accettato nella prima metà di questo decennio una moderazione salariale per molti versi impressionante. Pur di consentire alle imprese di tornare competitive, le organizzazioni salariali hanno imposto ai loro aderenti una riduzione dei salari reali. Con la crescita economica e i buoni risultati aziendali degli ultimi due anni, i sindacati vogliono recuperare potere d’acquisto. Il fenomeno è per molti versi europeo, ma coincide in Germania con un assottigliamento della classe media, secondo uno studio appena pubblicato dall’istituto economico DIW di Berlino (il grafico a fianco è stato pubblicato da Der Spiegel).
Nel 2000, il 62% della popolazione apparteneva alla classe media tedesca, che secondo il DIW raggruppa coloro che guadagnano tra il 70 e il 150% del reddito mediano. La quota nel 2006 era scesa al 54%. Secondo l’istituto economico tedesco viceversa è aumentato il numero dei più ricchi e quello dei più poveri: "Le ineguaglianze sono cresciute". Nel contempo, è calato il numero di coloro con un impiego a tempo pieno: dal 64 al 55% della popolazione. Inoltre, il DIW sottolinea come sia cresciuto tra i tedeschi il sentimento di incertezza. Negli anni ’80 il 40% della popolazione affermava di non essere preoccupato per il futuro. La quota è scesa al 30% negli anni ’90 e al 23% nel 2007. Definire la classe media è obiettivamente difficile, ma lo studio dell’istituto DIW conferma le impressioni di molti osservatori. La tendenza, se corretta, spiega la combattività dei sindacati e il rafforzamento della sinistra in Germania. (Lo studio è recuperabile sul sito www.diw.de)