Berlino attacca le spie industriali – 23/06/10

FRANCOFORTE – Nel 2007, il governo federale denunciò il clamoroso tentativo di alcuni hacker cinesi di introdursi nei computer della Cancelleria. La vicenda, ormai dimenticata, appare oggi come il segnale di un fenomeno in forte crescita. Per decenni, lo spionaggio ha colpito soprattutto i governi: attualmente a farne le spese sono anche le imprese, in particolare quelle tedesche così proiettate sui grandi mercati internazionali.

Nel suo rapporto annuale pubblicato questa settimana, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione, vale a dire i servizi segreti tedeschi, ha avvertito che due sono i rischi principali per la democrazia tedesca: l'estremismo politico di sinistra e lo spionaggio industriale. «Quest'ultimo tema è sempre più sentito nei piani alti delle grandi imprese tedesche», ha sottolineato Thomas de Maizière, il ministro dell'Interno.
In un rapporto di oltre 300 pagine che minuziosamente fa il punto sulla violenza politica e non in Germania, i servizi segreti puntano il dito in particolare contro la Cina e la Russia, due paesi alla ricerca disperata di know-how tecnologico e che vedono nelle imprese tedesche, piccole e grandi, una straordinaria cassaforte di dati e invenzioni di cui impadronirsi in un modo o nell'altro.
Le autorità tedesche non vogliono dare stime ufficiali su quanto ogni anno le imprese perdono a causa di un fenomeno in crescita. Associazioni di categoria calcolano però che il danno possa essere tra i 20 e i 50 miliardi di euro. Dietro allo spionaggio industriale si nasconde il successo delle società tedesche nel settore manifatturiero e la loro forte esposizione internazionale attraverso anche una crescente delocalizzazione.
In questo senso, alcuni dati societari fanno impressione. Nel 2009 Siemens contava 176 centri di R&D in tutto il mondo; la società ha registrato l'anno scorso 7.700 nuove invenzioni che sono andate ad aggiungersi agli oltre 56mila brevetti tutt'ora attivi. Sempre nel 2009, Bosch ha speso in ricerca 3,6 miliardi di euro, su un fatturato di 38 miliardi, mentre il gigante della chimica Basf aveva a livello mondiale 385 siti di produzione.
Secondo il governo tedesco, lo spionaggio industriale può avvenire in modi diversi. Non bisogna sospettare soltanto diplomatici o giornalisti. Anche i professori a contratto, gli studenti e gli stagisti potrebbero essere delle spie. Dalla Cina l'interesse riguarda i processi produttivi, le scoperte scientifiche e i nuovi prodotti. Dalla Russia, invece, lo sguardo corre al grande settore energetico, tradizionale e alternativo.
La Germania sta cavalcando la forte ripresa economica dei paesi emergenti grazie a una produzione manifatturiera di qualità. Come le imprese italiane, i gruppi tedeschi devono battere la concorrenza straniera, spesso meno costosa, grazie a prodotti sempre più innovativi. Il ministro de Maizière ha quindi esortato le imprese a lavorare insieme al governo per meglio difendersi dallo spionaggio industriale.
Heinz Schulte, il direttore della rivista Griephan Global Security dedicata ai problemi di sicurezza nelle aziende, sottolinea che il problema riguarda soprattutto le imprese più piccole: «Non sempre ci si rende conto che quando si costruisce, per esempio, un componente anche piccolo di un sistema aerospaziale molto complesso vi è dall'altra parte del mondo un'azienda concorrente che potrebbe esservi interessato».
L'analisi di Schulte è condivisa da altri. Mentre molte grandi imprese hanno uno staff dedicato alla sicurezza e non esitano a dedicarvi una parte notevole del bilancio, quelle più piccole sono in ritardo. Mario Ohoven,il presidente dell'associazione che raggruppa le piccole e medie aziende tedesche Bvmw, ha avvertito che «molte società sottostimano ancora il pericolo di diventare vittime di spionaggio».

B.R.

  • Beda Romano |

    Il PIL tedesco ammonta a circa 2400 miliardi di euro. I presunti danni quindi rappresenterebbero tra lo 0,8 e il 2,0% del prodotto interno lordo. Purtroppo non ho informazioni sulle specifiche vulnerabilità delle imprese europee. Potrebbe verificare con l’Europol: forse questa organizzazione ha informazioni a questo proposito.
    B.R.

  • Alfonso De Salvo |

    Come citato nell’articolo, il BND e le Associazioni di Categoria stimano un danno per la Germania tra i 20 ed i 50 miliardi di €: a che percentuale del PIL tedesco corrisponde questo danno?
    Le risultano esistere dati e segnalazioni sulla specifica vulnerabilità dell’Italia, dell’UE e degli USA?
    Per una serie di motivi, temo che, specie in Italia, la realtà coincida con la citazione (riportata nell’articolo) di Mario Ohoven, il presidente della Bvmw (la Confapi tedesca), che ha avvertito che «molte società sottostimano ancora il pericolo di diventare vittime di spionaggio».

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