BRUXELLES – Sarà a Roma mercoledì un gruppo di funzionari della Commissione Europea con il compito di aiutare le autorità italiane nella lotta contro la disoccupazione giovanile. L’iniziativa proposta dal presidente José Manuel Barroso in gennaio, e approvata dai governi dell’Unione, è un esempio di come l’intervento dell’esecutivo comunitario nelle politiche nazionali stia crescendo, in un contesto nel quale la cessione di sovranità, almeno per alcuni paesi, è palese. Il caso greco parla da sé. Da sei mesi ormai è attiva una task-force che ha il compito di aiutare l’amministrazione pubblica a riformare l’economia del paese in gravissima crisi debitoria. Alla guida di questo gruppo di persone è Horst Reichenbach, un ex vice presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). A Bruxelles la task-force è composta da una trentina di persone: 12 funzionari, 10 assistenti, e altri 10 esperti nazionali giunti alla Commissione nel corso dell’autunno. Questi ultimi sono specializzati in specifici settori dell’amministrazione pubblica: il catasto, la raccolta fiscale, il sostegno alle imprese. Nel contempo, la task-force ha un’antenna ad Atene: 10 funzionari distaccati per tre anni, in contatto permanente con le autorità locali. La scelta di creare questo gruppo di lavoro è venuta a metà del 2010 quando l’allora premier George Papandreu ha ammesso in un colloquio con Barroso che il suo paese mancava di expertise per riformare lo stato in profondità. “La legge sulle privatizzazioni per esempio è stata messa a punto in novembre con l’aiuto della task-force”, spiega Olivier Bailly, portavoce della Commissione. L’accordo prevede che in cambio di consigli sulla riforma statale, la Grecia debba rivedere il modo in cui spende i fondi strutturali europei: il paese ha a disposizione 13 miliardi di euro da qui al 2013. Anziché un uso a pioggia, l’esecutivo comunitario ha fatto una selezione di cento progetti su cui concentrarsi anche per aiutare l’economia. I partner della Grecia hanno proposto di assistere il paese in settori molto diversi tra loro, a conferma dell’immane lavoro che è modernizzare il paese mediterraneo: l’Austria nella preparazione del bilancio pubblico, la Spagna nella gestione informatica della sanità, la Svezia nella riqualificazione dei disoccupati, l’Olanda nella raccolta fiscale, la Francia nel turismo. “Il nostro compito è di consigliare – precisa Bailly -. La responsabilità finale è sempre di Atene”. Il caso greco è la punta di un iceberg. Ormai la Commissione ha un dispiegamento di forze in vari paesi impensabile solo qualche anno fa. Proprio in questa seconda metà di febbraio squadre di funzionari stanno visitando otto stati membri con il compito di consigliare i paesi nella lotta alla disoccupazione giovanile. L’Italia è tra questi. Mentre il governo italiano ha accolto positivamente l’iniziativa, altri paesi vedono l’interventismo della Commissione con sentimenti contrastanti. D’altro canto, dietro all’accresciuto ruolo dell’esecutivo comunitario, provocato dalla crisi, si nasconde una cessione di sovranità. Qualche settimana fa il ministro delle imprese pubbliche belga, Paul Magnette, ha accusato la Commissione di non avere "alcuna legittimità democratica" per influenzare le politiche economiche nazionali. Eppure la strada – pur accidentata – sembra segnata. A meno che un fallimento della Grecia, non rimetta drammaticamente tutto in questione.
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