Oggi è festa nazionale in Ungheria e il premier Viktor Orbán ne ha approfittato per pronunciare un discorso d'altri tempi, quasi anacronistico nell'Europa di oggi. Le occasioni di questo tipo sono spesso usate per toni più o meno patriottici. Quelli usati da Orbán nella piazza del parlamento oggi a Budapest sono stati sorprendentemente nazionalistici. Da anni ormai l'uomo politico conservatore è al centro di polemiche in Europa. La Commissione Europea ha accusato il suo governo di avere adottato norme illiberali, anche nella stessa costituzione, e di non rispettare l'acquis communautaire. L'Ungheria è anche oggetto di una procedura di deficit eccessivo, e vittima della pressione dei mercati finanziari che hanno provocato un forte aumento dei rendimenti obbligazionari. Oggi Orbán è stato particolarmente duro nei confronti dell'Europa, sorprendentemente duro per un paese che in teoria a un certo punto dovrebbe aderire all'unione monetaria e adottare l'euro. Ecco di seguito alcuni estratti del discorso, così come l'ho ricevuto questa sera per posta elettronica in traduzione inglese e francese dall'ufficio stampa del governo ungherese. "Il programma politico e intellettuale del 1848 era questo: Non saremo una colonia! Il programma e il desiderio degli ungheresi nel 2012 sarà questo: Non saremo una colonia!". E ancora: "Dinanzi alla pressione e ai diktat internazionali l'Ungheria non avrebbe potuto reagire nel corso dell'inverno 2011-2012 senza l'intervento di centinaia di migliaia di persone pronte ad affermare: gli ungheresi non ubbidiranno mai ai diktat stranieri, non rinunceranno mai alla loro indipendenza e alla loro libertà, e di conseguenza, non rinunceranno neppure alla loro costituzione nata finalmente dopo 20 anni. Grazie!"
"La verità – ha continuato Orbán – è che da molti decenni non siamo mai stati così forti come oggi. la verità è che che oggi siamo sufficientemente numerosi e determinati non solo per fare rispettare le nostre libertà, ma anche per assicurare all'Ungheria una vita libera. Per noi la libertà vuole anche dire che non siamo inferiori a nessuno. Vuole dire che anche noi meritiamo il rispetto". E ancora: "Conosciamo bene la natura dell'aiuto fraterno non richiesto e la riconosciamo anche se non porta l'uniforme con le spallette ma vestiti ben tagliati. Vogliamo che l'Ungheria giri intorno al proprio asse; ed ecco perché difenderemo la costituzione, sicurezza del nostro futuro". Orbán ha fatto anche un parallelo con i moti del 1848 e la rivoluzione del 1956. Nei due casi, ha sostenuto il primo ministro, l'Ungheria ha dato il primo scossone che ha sancito prima la fine del feodalesimo e poi quella del comunismo. Oggi il paese vuole dare il primo scossone al modo (sbagliato, secondo Orbán) in cui l'Europa si sta integrando. Il premier e presidente del partito conservatore Fidesz ne ha approfittato per salutare i popoli che ritiene amici: i polacchi, i cechi, i romeni, i lituani, gli sloveni, i lettoni. In una recente intervista al quotidiano belga Le Soir, il maestro d'orchestra e oppositore del governo Orbán, Adam Fischer, nato a Budapest nel 1949, ha dato alcune spiegazioni originali della vena nazionalista del suo paese. Ha ricordato prima di tutto che "gli ungheresi parlano una lingua che non è indoeuropea e che nessun'altro capisce" e dalla quale "traggono un sentimento di superiorità". Poi ha ricordato le origini millenarie della nazione ungherese e messo l'accento tra le altre cose sulle dolorose perdite territoriali subite dal paese quando l'impero asburgico fu smembrato. A primo acchito il discorso di Orbán lascia immaginare un braccio di ferro senza fine con l'Europa. Nel contempo, però, alla vigilia della festa nazionale, lo stesso primo ministro ha inviato una lettera al presidente della Commissione José Manuel Barroso dicendosi pronto a collaborare con le autorità comunitarie. "Le chiedo la sua cooperazione per prendere le necessarie misure e iniziare i negoziati su un accordo finanziario per l'Ungheria", ha scritto, riferendosi alle trattative in vista di un prestito internazionale. In questo senso, il discorso è servito ad aizzare gli ungheresi contro l'Europa o piuttosto ad alzare una cortina fumogena per nascondere all'opinione pubblica la mano tesa a Bruxelles?
(Nella foto, il primo ministro Orbán, 48 anni, insieme ad altri esponenti dell'establishment politico ungherese durante le manifestazioni di oggi. Vi avrebbero partecipato secondo le autorità 250mila persone)
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