A metà della prossima settimana, la Commissione europea deciderà se mettere la Germania sotto osservazione a causa di un attivo delle partite correnti che negli ultimi anni è stato molto elevato, tale forse da creare un pericoloso squilibrio macroeconomico in Europa. Nel 2012, il surplus è stato del 7% del prodotto interno lordo. La previsione per il 2013 è simile. Il dato è globale: riflette il rapporto tra import ed export di beni e servizi della Germania nei confronti del resto del mondo, e ha scatenato nuove polemiche nei confronti del vicino tedesco, accusato di esportare senza importare, di vendere senza consumare, e così facendo contribuire alla recessione nei suoi vicini della moneta unica. Le statistiche relative al rapporto tra la Germania e la zona euro mostrano, tuttavia, una situazione ben diversa. Il paese continua ad avere un (piccolo) attivo commerciale nei confronti dei partner della moneta unica (pari a 900 milioni di euro nei primi nove mesi dell'anno). Lo stesso surplus delle partite correnti non solo è molto meno elevato di quello a livello globale, ma è sceso in modo netto negli ultimi anni. Secondo dati della Bundesbank del marzo scorso, l'attivo è diminuito tra il 2008 e il 2012 dal 4,5 al 2,5% del PIL. Il motivo è relativamente semplice: l'export tedesco verso la zona euro è calato, fosse solo a causa della crisi economica, mentre l'import dai partner della moneta unica è aumentato perché la Germania acquista prodotti semi-lavorati dai suoi vicini, li riutilizza in patria nella produzione di beni finiti che poi rivende in tutto il mondo. Alcune cifre sono interessanti.
Le importazioni tedesche dall'Italia sono salite costantemente in questi ultimi tre anni: 41,9 miliardi di euro nel 2010, 47,8 miliardi nel 2011, 49,1 miliardi nel 2012. Nel frattempo, l'export tedesco verso l'Italia è passato dai 58,5 miliardi del 2010, ai 62,0 miliardi del 2011 ai 55,9 miliardi del 2012. Un grafico pubblicato nel marzo scorso dalla Banca centrale tedesca mostra che l'export tedesco verso la zona euro è rimasto pressoché stabile tra il 2006 e il 2012, intorno ai 400 miliardi di euro (le esportazioni verso i paesi della periferia – Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro – sono scese leggermente). Viceversa, le importazioni dai vicini della zona euro sono aumentate nettamente dal 2009 in poi, superando di slancio i 300 miliardi di euro. I paesi più deboli stanno diventando più competitivi. D'altro canto, è noto che l'industria tedesca si affida a fornitori europei. Nel 2012, secondo i dati della VDMA (l'associazione che raggruppa i produttori tedeschi di macchine utensili), l'Italia è stato il primo fornitore della Repubblica Federale in questo cruciale settore dell'economia. Le imprese tedesche hanno importato dall'Italia per 5,1 miliardi nel 2011 e per 5,6 miliardi nel 2012. Aggiungo qui alcune informazioni recuperate da un reportage scritto nel 2010 da Norimberga, meta ogni giorno di un lungo treno-merci proveniente da Verona e carico di prodotti italiani: il produttore di elettrodomestici Bosch Siemens Hausgerät conta circa 160 fornitori italiani; il 10-15% dei bulloni di una Volkswagen sono prodotti da una sola azienda piemontese; il 15% dell'export del distretto industriale di Pordenone è diretto nella Repubblica Federale. Questi dati smentiscono i luoghi comuni, così presenti nella pubblicistica
italiana, di una Germania che esporta solamente. Evidentemente, la forza esportatrice tedesca – che ha le sue radici nell'unione doganale, lo Zollverein, della prima metà dell'Ottocento – è di beneficio anche ai suoi partner. Inoltre, la stessa domanda interna tedesca in questi anni è cresciuta: secondo la Commissione europea, del 2,6% nel
2010 e nel 2011, rispetto a una media nel 2004-2008 dell'1,1% annuo. Un'ultima osservazione: se la Germania consuma poco rispetto ad altri paesi è per paura di un futuro incerto e perché il paese è in piena crisi demografica, non per una qualche forma di innato e odioso egoismo.
(Nella foto, in un porto tedesco, automobili della Volkswagen pronte a essere caricate su una nave cargo per essere esportate)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook