Scrittrice, studiosa di lingua e letteratura russa, impresaria culturale tra le più attive in Italia, Paola Cioni è mancata improvvisamente il 7 novembre scorso a San Pietroburgo. È stata per vent’anni funzionaria del ministero degli Affari Esteri. Verrà ricordata per alcune importanti iniziative culturali e per il suo instancabile lavoro nel promuovere la cultura italiana all’estero.
Paola Cioni era nata nel 1963 ad Amatrice, in provincia di Rieti. Molto velocemente lasciò un ambiente famigliare che le stava stretto, trasferendosi a Roma dove studiò a La Sapienza prima lettere e poi lingue. Dopo aver insegnato per una decina d’anni in diversi licei a Roma e a Pescara, nel 2002 superato il concorso pubblico entrò al ministero degli Esteri, intraprendendo la carriera di addetto culturale.
Durante il suo percorso alla Farnesina è stata addetta culturale a Mosca e a Toronto, e direttore degli Istituti di Cultura di Francoforte, Vilnius e per ultimo San Pietroburgo. Tra le altre cose, visse con fastidio la decisione del governo di attribuire la direzione degli istituti più importanti a personalità ritenute di “chiara fama”, magari brillanti ma senza esperienza nella promozione culturale. In due decenni Paola Cioni ha organizzato o contribuito ad organizzare oltre 500 eventi culturali.
Alcuni di questi hanno lasciato il segno nella storia recente della promozione della cultura italiana all’estero: l’esposizione dedicata a Piero della Francesca all’Ermitage nel 2018; la mostra intitolata Gods, Men, Heroes e dedicata ai tesori del parco archeologico di Pompei l’anno successivo, sempre a San Pietroburgo; così come la settimana della cultura italiana a Francoforte nel 2011 alla quale fu invitata l’Orchestra Mozart di Bologna diretta da Claudio Abbado.
Eclettica, battagliera, anticonvenzionale, Paola Cioni si è distinta per l’incredibile abilità a coinvolgere nelle sue iniziative di promozione della cultura italiana nel mondo personalità originali e provenienti da orizzonti a prima vista impensabili. Tra questi Emilio Gentile: “Aveva una straordinaria capacità organizzativa in campi molto diversi tra loro”, ricorda da Roma lo storico del fascismo, professore a La Sapienza e accademico dei Lincei. “Aveva un carattere forte, ma era al tempo stesso molto sensibile. È una persona che realmente si era fatta da sola”.
Durante i suoi anni a Francoforte, non esitò a invitare Francesco Guccini all’annuale Fiera del Libro, dopo avere incontrato il cantante e scrittore a un concerto. “Paola Cioni ci venne a prendere all’aeroporto mia moglie ed io, e passammo tre giorni insieme. Era una persona molto colta”, ricorda il cantautore raggiunto nella sua abitazione nella provincia di Pistoia. “Poiché parlava russo, qualche anno fa le chiesi di mandarmi le parole originali in russo della canzone sovietica Katiuscia che in italiano fu tradotta dai partigiani e divenne Fischia il vento”.
Credeva fermamente allo studio e alla formazione, strumenti per affrancarsi da un passato famigliare in cui non si riconosceva e da un paese che privilegia la lealtà di clan piuttosto che la preparazione del singolo. Parallelamente al suo lavoro per la Farnesina, aveva quindi proseguito gli studi, ottenendo un dottorato presso l’Istituto di Storia mondiale dell’Accademia russa delle Scienze nel 2006 e diventando una specialista di Maksim Gor’kij.
Paola Cioni è l’autrice di oltre 40 articoli scientifici in italiano e in russo e di alcuni libri, tra i quali Un ateismo religioso. Dalla Scuola di Capri al Bolshevismo (Carrocci Editore, 2012). Il femminismo è stato un suo cavallo di battaglia, come ha spiegato recentemente Eliana Di Caro in un articolo per Il Sole/24 Ore. Nel volume Donne della Repubblica (il Mulino, 2017) aveva scritto un saggio biografico sulla partigiana Teresa Noce, e in Donne al futuro (il Mulino, 2021) aveva raccontato la storia dell’astrofisica Marica Branchesi.
Ai figli di Paola Cioni, Giosuè e Ludovico, vanno le più sentite condoglianze.
(Nella foto tratta da Internet, Paola Cioni, scomparsa all’età di 58 anni)