A furia di criticare i partner europei e le autorità comunitarie, concentrandosi sull’obiettivo dei “Coronabonds”, il dibattito pubblico italiano rischia di perdere di vista quanto Bruxelles e Francoforte hanno fatto finora per assorbire lo shock economico provocato dalla pandemia influenzale. A ridosso di una nuova riunione dell’Eurogruppo, martedì 7 aprile, che deve servire a discutere della terribile situazione economica, ecco di seguito un breve riassunto delle misure economiche – tralascio quelle relative all’emergenza sanitaria – decise nelle scorse settimane.
Inizierei da Francoforte. La Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha reagito rinnovando da qui alla fine dell’anno acquisti di titoli sui mercati per un totale di 870 miliardi di euro (120 miliardi decisi il 12 marzo e 750 miliardi decisi il 19 marzo). Le scelte di politica monetaria hanno due effetti: tengono bassi i rendimenti obbligazionari, ossia il costo del servizio del debito, e assicurano ai governi più deboli che le loro obbligazioni vengano acquistate sui mercati.
Dal canto suo, la vigilanza bancaria presieduta da Andrea Enria ha adottato un importante alleggerimento dei requisiti di capitale delle banche. Secondo esperti di mercato, la misura vale circa 800 miliardi di euro, una somma enorme che dovrebbe permettere agli istituti di credito di assorbire le perdite e di aiutare i propri clienti.
A Bruxelles, la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen ha autorizzato la spesa pubblica in deficit, applicando una clausola d’emergenza del Patto di Stabilità. Inoltre, lo stesso esecutivo comunitario ha lanciato un piano di aiuti da 37 miliardi di euro (di cui quasi un terzo, 11 miliardi, dovrebbero andare all’Italia).
Nel contempo, sempre Bruxelles ha liberalizzato nel biennio 2020-2021 l’uso dei fondi strutturali permettendo trasferimenti di risorse tra settori e tra regioni e dando la possibilità di ridurre a zero il tasso di co-finanziamento nazionale.
Inoltre, la Commissione europea ha deciso di liberalizzare le regole sugli aiuti di Stato, permettendo ai governi oltre alla spesa in deficit anche di aiutare settori e aziende in difficoltà. Finora, la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha autorizzato misure per oltre 2200 miliardi di euro.
Infine l’esecutivo comunitario ha annunciato che intende raccogliere denaro sui mercati finanziari per un totale di 100 miliardi di euro, da prestare ai governi a condizioni favorevoli per finanziare gli schemi nazionali di cassa integrazione pur di evitare che lo shock economico provochi licenziamenti di massa.
Nel frattempo, in Lussemburgo, il Meccanismo europeo di Stabilità diretto da Klaus Regling si è detto pronto a concedere linee di credito nazionali pari al 2% del prodotto interno lordo di un paese, riducendo al minimo le condizionalità economiche.
Sempre in Lussemburgo, la Banca europea degli investimenti guidata da Werner Hoyer ha annunciato la creazione di un fondo dotato di garanzie pubbliche pari a 25 miliardi di euro in modo da sostenere le imprese europee con almeno 200 miliardi di euro, tutti dedicati alla ripresa economica post crisi sanitaria. Si tratta di un’operazione aggiuntiva rispetto ai 40 miliardi annunciati qualche settimana fa. Gli osservatori più esigenti notano che la risposta della BEI è l’anello debole nella catena europea, quello che andrebbe rafforzato.
Ciò detto, le quattro autorità comunitarie competenti hanno messo in pratica una risposta di politica economica assai più federale di quanto sembri a primo acchito. Non solo l’azione è monetaria, regolamentare e finanziaria, ma ormai tre istituzioni – BEI, MES e Commissione – emettono obbligazioni europee, mentre lo stesso istituto monetario partecipa nei fatti a una monetizzazione dei debiti nazionali, che ad alcuni esperti fa dire che l’eurobond già esiste.
Tutto questo con il sorprendente benestare della tanto criticata Germania. In ballo poi ci sono la nascita di un fondo finanziato da obbligazioni congiunte, ideato dalla Francia, così come la messa a punto di un nuovo bilancio 2021-2027, rivisto in modo da rilanciare l’economia europea, proposto dalla Commissione.
Un ultimo dato: alla ricerca di un qualche ordine di grandezza ed estrapolando a grandissime linee le cifre relative ai programmi della BCE, della BEI e della Commissione (escludendo il potenziale ruolo del MES così come le misure relative agli aiuti di Stato, ai fondi strutturali e al Patto di Stabilità), le scelte comunitarie rappresentano per l’Italia (che pesa per il 12% del prodotto interno lordo a livello aggregato) un sostegno economico di 200 miliardi di euro.
(Nella foto, tratta da Internet, il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno, 53 anni, che martedì 7 aprile presiederà una nuova riunione ministeriale dedicata allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale)