La terribile crisi di queste settimane ha un doppio versante, sanitario ed economico. Su quest’ultimo fronte, non si produce e non si consuma. I governi sono di fronte a una drastica alternativa: accettare il destino, lasciando fallire le imprese più deboli, ma contribuendo così a una grave riduzione della capacità produttiva, difficile da recuperare in breve tempo. Oppure sospendere l’attività economica, chiedendo nel frattempo alla mano pubblica di prendere il testimone. Così stanno facendo la maggiore parte dei paesi, anche grazie alle scelte comunitarie.
Nel frattempo, l’establishment europeo dibatte di come finanziare congiuntamente questa scelta. L’idea di mutualizzare il debito e lanciare eurobonds è quella più corretta ed efficiente, ma richiederebbe una cessione di sovranità che neppure l’Italia probabilmente è pronta a concedere. Si discute quindi in seconda battuta del ruolo che deve avere il Meccanismo europeo di Stabilità. L’organismo può concedere prestiti ai paesi membri, ma sulla base di condizioni. L’Italia, insieme alla Francia e alla Spagna, chiede che in questo caso queste vengano sospese. L’Olanda la pensa diversamente.
Qui a Bruxelles la diplomazia olandese fa opera di pedagogia, illustrando i suoi argomenti. Troppo spesso il dibattito in Italia si rivela manicheo ed ideologico; tanto vale quindi conoscere e cercare di capire freddamente la posizione olandese. Su Twitter nelle scorse ore, il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra ha spiegato: “Appoggiamo il MES, che svolge un ruolo fondamentale come prestatore di ultima istanza. Si basa con successo su finanziamenti e riforme. Poiché non sappiamo cosa ci aspetta, riteniamo saggio tenerlo nel nostro arsenale e utilizzarlo come previsto”.
Conosciamo gli olandesi. Commercianti da secoli, sono attenti al denaro e fanno i conti con scrupolo. Costretti a vivere in un lembo di terra addossato al Mare del Nord che deve tenere a bada l’avanzata perenne delle onde, credono fermamente nelle regole, unico strumento per permettere una convivenza civile in un paese segnato da una densità della popolazione tra le più elevate del mondo. Sappiamo inoltre che possono essere straordinariamente cosmopoliti, ma anche occhiutamente nazionalisti. Infine, siamo ben consapevoli che l’attuale governo, presieduto da Mark Rutte, è debole, e ha una maggioranza risicatissima.
Oggi sono il capofila di coloro che non vogliono allentare le regole del MES. Il nuovo “Mr No”. Perché? Cercherò di rendere conto del loro punto di vista. Prima di tutto una premessa: la zona euro è una confederazione di stati sovrani. Ciascuno è responsabile del proprio bilancio e della propria politica economica. In questi giorni, l’Olanda come tutti gli altri paesi sta affrontando la pandemia influenzale. I morti sono finora 434 (al 26 marzo 2020). Il governo Rutte ha adottato misure economiche pari al 7% del PIL, a cui si aggiungono misure di liquidità pari al 10% del PIL.
Con fastidiosa ragione, l’Olanda spiega di poter reagire alla crisi perché in questi anni ha ridotto il debito e rimesso ordine nei suoi conti pubblici, così come raccomandato sia dalle regole dell’unione monetaria che dal buon senso del padre di famiglia. Ciò detto, anche per poter affrontare l’emergenza in casa, il governo Rutte ha appoggiato — a sorpresa — la scelta della Commissione europea di permettere la spesa in deficit, di lanciare un piano di investimenti da 37 miliardi di euro (di cui 11 potrebbero andare all’Italia), e di liberalizzare le regole sugli aiuti di Stato.
Molto è già stato fatto, oltre alla solidarietà concreta, notano i miei interlocutori olandesi. Mi chiedono quindi con una punta di retorica: in un contesto confederale nel quale la stabilità dell’uno dipende dalla stabilità dell’altro, è veramente sorprendente che l’Olanda non voglia prestare denaro comune senza condizioni e senza costi? E aggiungono: il timore di creare nuovo azzardo morale è tanto più forte quanto più il paese che lo richiede con più veemenza non è riuscito negli ultimi 20 anni a ridurre il proprio debito pubblico. La loro paura è di aumentare ulteriormente il debito italiano, senza essere sicuri che venga ridotto e mettendo in ulteriore pericolo la stabilità dell’unione monetaria.
Tra le righe, ricordano inoltre che appena una settimana fa l’Italia è stata l’unico paese della zona euro ad opporsi, ancora una volta, alla definitiva approvazione della riforma del MES che prevede prestiti più facili in cambio di possibili ristrutturazioni del debito. Mettetevi nei panni di un creditore, spiegano i miei interlocutori olandesi: ammetterete, dicono, che l’effetto ottico non è rassicurante.
PS: In fondo, potremmo chiederci se l’Olanda non faccia un favore all’Italia. Mi spiego meglio. Questa terribile crisi provocherà tra le altre cose un aumento dell’indebitamento che peserà sul servizio del debito e penalizzerà l’attività economica. Ottenere prestiti con condizioni potrebbe rivelarsi un pungolo per riformare la nostra economia, rimettere in sesto il nostro sistema politico, e magari anche rivedere il nostro tessuto clientelare, tanto più che paesi più efficienti del nostro rischiano di uscire rafforzati dalle nuove regole più flessibili relative agli aiuti di Stato.
(Nella foto, tratta da Internet, il premier liberale olandese Mark Rutte, 53 anni)