La Germania del 2020 non è quella del 2008 – Le speranze di una Berlino federale

E’ facile in queste terribili circostanze economiche applicare alla Germania la stessa chiave di lettura che emerse ormai dieci anni fa quando scoppiò la crisi finanziaria e poi debitoria. Ai tempi, la Germania fu lenta nell’aiutare l’economia dopo il drammatico fallimento di Lehman Brothers; restia ad aiutare la Grecia e poi altri paesi in difficoltà finanziaria; timida ad accettare la necessità di una maggiore integrazione europea con la nascita dell’unione bancaria.

Anche oggi, dinanzi alla pandemia influenzale, il comportamento della Repubblica Federale, recalcitrante ad usare il Meccanismo europeo di Stabilità per sostenere l’economia, riflette bene la natura confederale dell’unione monetaria: una moneta unica in 19 stati sovrani con propri bilanci nazionali. E’ legittimo quindi applicare lo stesso scenario di dieci anni fa alla situazione attuale, escludendo uno slancio comunitario da parte tedesca. Legittimo, ma forse miope? Vi sono differenze, e forse queste indurranno in fin dei conti la Germania a scelte diverse.

etdsr39x0aiskdcPrima di tutto, la crisi di oggi sta colpendo tutti i paesi, in un modo o nell’altro. Per ora, la Germania è meno colpita, ma la cancelliera Angela Merkel ha avvertito che il 60-70% della popolazione tedesca potrebbe ammalarsi. Ha poi spiegato che la pandemia è “la più grave sfida che la Germania sia chiamata ad affrontare dalla fine della Seconda guerra mondiale: richiede la nostra comune solidarietà”. Vi è consapevolezza della gravità della crisi sanitaria, tanto che il paese ha appena deciso di raddoppiare le postazioni di terapia intensiva, da 28mila a 56mila.

A questo aspetto, si aggiunge un fattore economico. In occasione della crisi finanziaria e debitoria, in pericolo tra i paesi europei erano soprattutto i flussi bancari, non quelli commerciali. Oggi, la chiusura delle frontiere in 13 paesi dell’area Schengen e l’arresto dell’attività economica per via della pandemia stanno mettendo a rischio lo stesso mercato unico, ossia di gran lunga il più amato e lodato dei successi dell’Unione europea.

La Germania, plaque tournante dell’Europa è al tempo stesso il principale tassello e il principale beneficiario del mercato unico. Se c’è un paese che approfitta particolarmente della libera circolazione delle merci e che beneficia di ricche e sofisticate catene produttive con i suoi partner europei questa è certamente la Repubblica Federale. La Germania ha tutto l’interesse a difendere il mercato unico, oggi realmente in pericolo per via del Covid-19, in un mondo sempre più ostile nel quale l’Europa si sta rivelando un porto sicuro.

Infine, vi è un altro aspetto che questa volta potrebbe indurre la Germania ad accettare l’uso di uno strumento comunitario per salvare la zona euro. Non solo la nuova crisi sanitaria colpisce tutti i paesi, a differenza dello sconquasso finanziario. E’ assente quella connotazione morale che caratterizzava la crisi debitoria e che indusse i tedeschi ad avere nei confronti dei paesi più deboli e bisognosi dell’aiuto europeo uno sguardo critico, accusandoli di avere creato le condizioni economiche della situazione in cui versavano.

In ultima analisi, i motivi perché la Germania accetti l’inaccettabile, ossia di utilizzare strumenti di bilancio comuni per garantire la sopravvivenza della zona euro esistono. E’ vero: il governo Merkel è debole, le elezioni sono alle porte, Alternative für Deutschland soffia sul fuoco delle preoccupazioni dell’opinione pubblica tedesca, la Corte costituzionale e il Parlamento federale riducono lo spazio politico, e se oggi l’Italia non ha i margini di manovra finanziari è perché in 20 anni di moneta unica poco ha fatto per ridurre il proprio debito pubblico.

Ma la situazione è “orribile” per usare l’espressione di un banchiere centrale. Certo una fetta importante dell’opinione pubblica tedesca pensa di poter ancora una volta dimostrare l’autosufficienza del paese. Ma nel contempo una altra fetta della stessa opinione pubblica è angosciata dalla pandemia influenzale, si interroga sul futuro dell’economia, è scioccata dalle immagini e dalle notizie che la ZDF e l’ARD trasmettono ogni sera da Bergamo, Milano o Codogno.

Tornando da un viaggio oltre-Reno, Victor Hugo scrisse a metà dell’Ottocento che ai suoi occhi la Germania è “il cuore” del continente, allorché la Francia ne è “la testa”. “Mentre la Francia pensa, la Germania sente”, disse lo scrittore francese. Nello stesso modo in cui 10 anni fa l’emotività tedesca indusse il paese alla paralisi, oggi quella stessa emotività potrebbe esortarla all’azione.

(Nella foto, la copertina di Bild del 19 marzo 2021: La più grande sfida dalla Seconda guerra mondiale, ha detto la cancelliera Merkel, parlando del coronavirus)