L’equilibrio fra sicurezza e libertà, secondo il presidente della Corte europea dei diritti dell’Uomo

STRASBURGO  – Ai più realpolitiker la Corte europea per i diritti dell’Uomo potrà sembrare un inno alla retorica, un inutile atto votivo ai princìpi rivoluzionari francesi. C’è davvero bisogno nell’Europa del XXI secolo di un tribunale che giudichi il rispetto dei diritti umani? L’organismo nato nel 1959 dalle ceneri della Seconda guerra mondiale e delle dittature degli anni 30 appare a molti una istituzione anacronistica. Eppure in una Europa dove la democrazia rappresentativa è minacciata da Facebook e Twitter, da una crisi economica che ha dato nuova lena ai partiti estremisti, e in alcuni Paesi anche da un clientelismo imperante, la Corte ha improvvisamente una nuova ragion d’essere. Continua…

(Questa intervista al presidente della Corte europea per i diritti dell’Uomo, Guido Raimondi, è stata pubblicata dal Sole/24 Ore l’11 febbraio. Può essere letta per intero qui)