Nei giornali e in televisione, l’attenzione quando si parla di migranti, rifugiati o profughi è tutta rivolta ai numeri, tendenzialmente elevati, e ai naufragi, spesso mortali. Poco si sa delle persone, della loro esperienza professionale o del loro curriculum scolastico. Le immagini televisive mostrano chiaramente le differenze tra coloro che arrivano a Sud e quelli che arrivano a Est. I primi appaiono poveri, in alcuni casi denutriti, sprovvisti di valigie o vestiti. Dinanzi alle telecamere non si esprimono, se non raramente. Vuoi per scelta, vuoi perché non parlano alcuna lingua occidentale. Coloro che invece giungono da Est sono ben diversi. Spesso sono famiglie, hanno con loro borse e giacche, se non addirittura telefoni cellulari con i quali trovano la strada per intrufolarsi nei varchi di confine e raggiungere i paesi d’accoglienza. I primi sono africani; i secondi spesso siriani, iracheni o afghani. L’Ufficio federale tedesco dei migranti e dei profughi, che ha sede a Norimberga, ha pubblicato nei giorni scorsi interessanti statistiche sulle persone che in questo momento hanno fatto domanda di asilo in Germania. Colpisce il loro grado di istruzione. Alla fine di luglio, la Repubblica federale stava gestendo 218.221 domande di asilo: 83.761 – in altre parole quasi la metà – erano di uomini e donne con una età compresa tra i 18 e i 29 anni. Altri 70mila erano ragazzi o bambini con meno di 18 anni. Nella fascia di età tra i 30 e i 39 anni si contavano altre 40mila persone. I più di 60 anni erano una piccolissima minoranza. Ancor più interessante sono i dati sul livello di istruzione. Il 30% del totale dei richiedenti l’asilo aveva un diploma di scuola media, il 18% aveva la licenza liceale, un altro 13% aveva addirittura una laurea o un diploma universitario. Solo l’8% delle persone che alla fine di luglio chiedevano asilo in Germania erano privi di scolarizzazione. Le statistiche relative ai soli siriani mostrano che questi ultimi sono particolarmente istruiti. I diplomati di scuola media erano il 23%, i diplomati di liceo il 25%, addirittura i laureati il 25%. Solo il 3% dei siriani la cui domanda di asilo era allo studio delle autorità tedesche alla fine di luglio non era stato scolarizzato. Dei candidati all’asilo in Germania alla fine di luglio, il 47% del totale (e il 62% dei siriani) appare in buone condizioni economiche. La Germania sta quindi accogliendo una popolazione giovane, istruita e preparata, in poche parole sta dando rifugio alla classe media della Siria, ma probabilmente anche dell’Irak e di altri paesi della regione. Sul fronte religioso, le statistiche mostrano una maggioranza di musulmani (69%) e una minoranza di cristiani (18%). A differenza di altri musulmani, i siriani e gli iracheni sono tendenzialmente laici, cresciuti nei regimi guidati dal partito socialista Bath di Saddam Hussein e Bashar el-Assad. In altre parole, più facili da integrare nelle società europee, dove immigrati musulmani hanno messo radici da decenni, adattandosi in parte alle tradizioni occidentali. Mentre i partner europei rifiutavano la responsabilità dell’accoglienza, la Germania ha visto più una opportunità che un rischio nell’accettare migliaia di rifugiati, al netto di un gesto umanitario innegabile. Mentre i partner europei nelle prossime settimane litigheranno su come ricollocare i 160mila profughi che andranno redistribuiti in tutta Europa, nel tentativo di ottenere le persone più facili da integrare, la Germania si sarà già adoperata.
(Nella foto, una famiglia di rifugiati arrivata in Germania)
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