Il fenomeno Pegida, l’associazione tedesca anti-immigrazione e anti-islamica, sta facendo adepti anche in altri paesi europei. Con quale esito è ancora difficile capirlo. In Belgio, ma anche in Olanda, Spagna e Islanda, sono nate nelle ultime settimane associazioni simili. Da alcuni mesi ormai Pegida, un acronimo che sta per Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente, organizza regolarmente manifestazioni nella città di Dresda. In Belgio, Pegida Vlaanderen è nata su Facebook il 6 gennaio, alla vigilia dell’attentato contro Charlie Hebdo e qualche giorno prima di una operazione anti-terrorismo che ha portato all’uccisione di due presunti terroristi e all’arresto di 15 persone. Raccoglie, per ora, circa 6.600 aderenti, e ha chiesto di poter organizzare una dimostrazione davanti alla cattedrale di Anversa lunedì prossimo, il 26 gennaio. Secondo un recente servizio della RTBF, la radio pubblica belga, l’associazione è vicina al Vlaams Belang, il partito secessionista fiammingo. Sul fronte francofono è nata Pegida-Vallonie-Bruxelles che mostra chiaramente le sue affinità con il movimento dell’estrema destra vallona Nation. In Belgio, Pegida pesca in una società sempre alla ricerca di un difficile equilibrio comunitario tra valloni e fiamminghi e nella quale i musulmani sono oltre il 6% della popolazione. Pegida Vlaanderen si dice contraria alla religione musulmana e a favore di alcuni valori: la libertà di espressione e l’eguaglianza uomo-donna, diritti che – secondo l’associazione – l’Islam non rispetta. Il sito Facebook Pegida Belgium ha come logo la frase “Je suis Charlie Martel”, un gioco di parola tra lo slogan “Je suis Charlie” e Charles Martel, il re franco che fermò le conquiste europee dei musulmani a Poitiers nel 732.In Spagna, il movimento politico Plataforma per Catalunya ha inviato suoi rappresentanti a Dresda per partecipare alle più recenti dimostrazioni organizzate dalla Pegida tedesca. Il giornale Público spiega che il partito spagnolo è riuscito a crescere “sulla base di un discorso di guerra contro l’immigrazione”. Nel contempo, è nato su Facebook Pegida Spain, un sito che ha poco più di 3.500 aderenti. Altri paesi hanno visto crescere fenomeni simili. Una Pegida norvegese ha organizzato a Oslo lunedì scorso una mini manifestazione – secondo la polizia locale i partecipanti erano appena 70. Più nutrita la dimostrazione che la filiale danese ha messo in scena a Copenhagen sempre ieri. I dimostranti erano 200. Associazioni simili sono spuntate anche in Olanda, in Islanda, in Svizzera. Ogni volta le radici sono le stesse. Le proteste sono rivolte agli immigrati e al mondo musulmano, in un contesto segnato da instabilità economica ed incertezza sociale. Gli attentati terroristici francesi di matrice islamica avvenuti all’inizio del mese hanno certamente dato nuovo slancio a questa tendenza. Non è chiaro quanto il trend sia veramente pericoloso, quanto possa mettere radice e diventare un fenomeno politico che vada oltre la protesta di alcune centinaia o migliaia di persone. In Germania – il paese in Europa che più è vaccinato contro gli estremismi – Pegida raccoglie a Dresda ogni settimana circa 25mila manifestanti, ma è presente anche in altre città della Repubblica Federale. L’uomo che la guida si chiama Lutz Bachmann, un tedesco-orientale di 41 anni, proprietario di una piccola agenzia di pubblicità. Secondo la stampa tedesca, Bachmann è stato condannato negli anni 90 per 16 furti con scasso. Estradato dal Sud Africa, dove aveva trovato rifugio, è stato anche condannato per detenzione di droga.
(Nella foto AFP, una manifestazione di Pegida in Norvegia lunedì 19 gennaio 2015)
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