I ministri degli Esteri dei Ventotto discuteranno lunedì a Bruxelles del rapporto tra Unione europea e Federazione russa, mentre non accennano a scemare le tensioni in Ucraina: 12 civili sono morti questa settimana in un bombardamento. Le sanzioni economiche decise dall’Europa contro la Russia in reazione all’atteggiamento di Mosca nelle vicende ucraine continuano a colpire il paese, e a pesare inevitabilmente anche su quella fetta dell’economia europea che con la Russia fa affari. La Germania soffre in modo particolare, ma anche l’Italia e la Francia non sono da meno. Tra marzo e luglio scadranno le principali misure. Alcune sono economiche, altre colpiscono persone ed entità russe ed ucraine accusate di ingerenza negli affari ucraini. Il presidente francese François Hollande – che a Mosca ha promesso la consegna di due navi da guerra – ha già proposto l’abolizione delle misure. Altri paesi non ne vogliono sentir parlare, e chiedono il loro rinnovo. E se fosse la Corte europea di Giustizia a dirimere, almeno in parte, la questione? A rischio sono le misure contro società e persone, più che quelle economiche relative a interi settori produttivi. L’anno scorso l’istituzione lussemburghese ha ricevuto 21 ricorsi da parte delle aziende e delle personalità sanzionate. Tra queste, i gruppi russi Gazprom Net e VTB Bank, l’ex ministro ucraino Oleksandr Klimenko e l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich. In tutti questi casi il ricorrente chiede l’annullamento almeno parziale della misura. Spiega Estella Cigna Angelidis, portavoce del tribunale: “Si tratta sempre di ricorsi per annullamento e in alcuni casi di ricorsi per ottenere il risarcimento del danno sofferto. I motivi sollevati sono in genere: la violazione del diritto di essere ascoltati, l’insufficienza della motivazione della decisione, la violazione dei diritti della difesa” così come “l’errore di valutazione, la violazione della proporzionalità o del diritto fondamentale di proprietà”. Le misure, tra queste il congelamento di attività finanziarie e il divieto di viaggio, sono state decise nel corso del 2014 dopo lunghe trattative diplomatiche tra i Ventotto. In generale, i paesi dell’Unione hanno tentato di mettere a punto sanzioni che fossero politicamente ed economicamente equilibrate, facilmente modulabili a seconda delle circostanze. Non fu facile. C’è di più. I Ventotto chiesero alla magistratura ucraina informazioni precise su cui poi basare giuridicamente le loro decisioni contro personalità ed entità. Finora la UE ha colpito 132 persone e 28 entità, accusate di avere avuto un ruolo nella guerra civile che colpisce l’Ucraina o nell’annessione della Crimea da parte della Russia. Privatamente, alcuni funzionari del Consiglio europeo ammettono che spesso dalle autorità ucraine non ricevettero le informazioni richieste. All’indomani delle scelte prese nel corso del 2014, il Consiglio europeo ricevette lettere dalle entità e dalle persone colpite in cui queste chiedevano dettagli sulla base giuridica delle misure europee, anticipando i ricorsi alla Corte del Lussemburgo. “Eravamo chiaramente in ambasce nell’immaginare una risposta”, ammette un funzionario del Consiglio europeo. Non è facile capire quando la Corte annuncerà le sue decisioni. Spiega dal Lussemburgo la signora Cigna Angelidis: “Ci è difficile prevedere quando saranno emanate le prime sentenze. La durata delle cause non è soggetta a limiti perentori”. Alcuni diplomatici, qui a Bruxelles, si aspettano che il tribunale dia ragione almeno a una parte dei ricorrenti, imponendo nei fatti l’annullamento delle sanzioni (sarà possibile impugnare la sentenza entro due mesi, ma solo su questioni di diritto). Se così fosse, il futuro delle sanzioni alla Russia, o almeno di una parte di esse, potrebbe essere deciso dalla giustizia e non dalla politica. Un segnale controverso, ma che forse eviterebbe ai Ventotto nuove imbarazzanti spaccature.
(Nella foto, l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, 64 anni, è tra coloro che hanno fatto ricorso contro le sanzioni europee. Secondo le ultime informazioni non confermate, l’uomo, rifugiato in Russia, avrebbe ricevuto la nazionalità russa con uno speciale decreto del presidente russo Vladimir Putin)
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