Per ora, i rifornimenti di gas russo all’Europa non sono stati interrotti né dagli scontri tra forze ucraine e attivisti filorussi, né dal braccio di ferro politico-economico russo-ucraino sul pagamento dei debiti arretrati che Kiev ha accumulato nei confronti di Mosca. A Bruxelles la prudenza prevale, tanto è forte il timore che la situazione possa subitamente peggiorare. Martedì scorso in territorio ucraino il gasdotto ha subito danni a causa di una esplosione dalle cause incerte. Lo sguardo corre in particolare al comportamento dei separatisti filorussi nella parte orientale del paese: “La vera preoccupazione – spiega un alto responsabile europeo – è che gli oppositori potrebbero decidere di non avere alcun obbligo di transito del gas dalla Russia all’Europa, e decidere quindi di dirottarne una parte, se non tutta”. Nella parte orientale dell’Ucraina, teatro di gravi scontri tra le due fazioni, il gasdotto passa nei pressi delle città di Donetsk e Lugansk. La posizione europea è particolarmente debole. Bruxelles non ha riconosciuto l’annessione della Crimea alla Russia e difende l’integrità del territorio ucraino. Non ha rapporti quindi con i separatisti prorussi. Se questi ultimi decidessero di sifonare parte del gas, lo stesso governo ucraino potrebbe decidere di fare la stessa cosa. In questo caso, Mosca ha già avvertito che bloccherebbe il flusso di idrocarburo verso l’Europa.La Commissione europea sta procedendo con evidente difficoltà. Ha esortato l’Ucraina ad aumentare le riserve di gas per meglio prepararsi all’inverno (portandole da 12 a 20 miliardi di metri cubi entro la fine dell’estate), anche perché c’è la sensazione che Kiev nelle prossime settimane sarà costretta ad attingere ai suoi serbatoi. Consapevole dei rischi di approviggionamento per il prossimo inverno, Bruxelles sta anche chiedendo alle imprese europee di aumentare le proprie riserve di gas, e ha già preso contatto sia con la Norvegia che con l’OPEC (l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio) per tentare di diversificare le fonti di rifornimento. Nel frattempo, la Commissione europea vuole continuare a mediare tra le parti. L’oggetto del contendere è il prezzo del gas. L’Ucraina vuole rimettere in discussione una intesa del 2009 e chiede a Gazprom un prezzo di poco inferiore ai 300 dollari ogni mille metri cubi. La Russia vuole invece imporre un prezzo di poco inferiore ai 400 dollari. Per ora Bruxelles ha previsto incontri separati con Kiev e Mosca, sia la prossima settimana che quella successiva. Le trattative sono rese particolarmente complicate dalle tensioni politiche tra i due paesi, dopo il cambio di governo a Kiev, l’annessione della Crimea alla Russia e il sostegno russo alle forze separatiste nell’Est del paese. “Solo se le parti mostrano flessibilità – ha spiegato un alto responsabile europeo – possiamo immaginare un nuovo incontro a tre entro metà luglio”.
(Nella foto, l’esplosione che ha danneggiato il gasdotto, nella parte centrale dell’Ucraina, il 17 giugno 2014)
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