Dopo avere criticato la Germania, accusata di essere nel pieno della crisi debitoria insensibile, egoista e prevaricatrice, una fetta dell'establishment italiano attacca ora la Commissione europea. L'audizione del commissario agli affari monetari Olli Rehn – che martedì scorso dinanzi alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati a Roma ha tratteggiato le priorità di politica economica dell'Italia – ha provocato reazioni indispettite. Eccone una breve e parziale selezione. Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato (PDL): "E' ora di finirla con i caporali di giornata come questo Olli Rehn, un signor nessuno che viene in Italia a fare il supervisore". Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri della Camera (PDL): "Rehn non può venire in Italia a dettare la politica economica come se fossimo una colonia". Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento europeo (PD): "Rehn smetta di fare il meastrino e di dare lezioni non richieste al nostro paese". Renato Brunetta, capogruppo alla Camera (PDL): "Le maggioranze si basano su impegni di governo chari. Non si possono cambiare perché arriva un commissario calciatore, tale Olli Rehn, più esperto del gioco del calcio che di economia". Stefano Fassina, vice ministro dell'Economia (PD): "Mi dà fastidio la mancanza di autocritica della Commissione europea su una politica economica tutta incentrata sull'austerità cieca che alimenta recessione, disoccupazione e in cinque anni ha portato all'aumento del debito pubblico in tutti i paesi. Serve una analisi seria sugli errori commessi". Interessante che le reazioni provengano sia dal centro-destra che dal centro-sinistra. La Commissione è accusata di invadere un campo che non le spetta. Non si capisce se la classe politica italiana tenti di cavalcare i sondaggi che mostrano un sorprendente aumento della disaffezione dell'Italia nei confronti del progetto europeo, o se invece vi contribuisca con prese di posizioni di questo tipo in un contesto economico e sociale particolarmente fragile. Certo, conta sulla memoria corta delle persone, e sulla passione per le dichiarazioni ad effetto di una stampa in crisi. Fatto sta che sembra non ricordare i poteri che essa stessa ha concesso alle autorità comunitarie.
La recente riforma del Patto di Stabilità e di Crescita dà all'esecutivo comunitario
un ruolo cruciale nel mettere a punto le politiche economiche nazionali, dopo che è emerso chiaramente come a
contribuire alla crisi debitoria sia stata la mancanza di coordinamento
tra i paesi della zona euro. Ecco cosa dice l'articolo 121 dei Trattati europei: "Al fine di garantire un più stretto coordinamento delle politiche
economiche e una convergenza duratura dei risultati economici degli
Stati membri, il Consiglio, sulla base di relazioni presentate dalla
Commissione, sorveglia l'evoluzione economica in ciascuno degli Stati
membri e nell'Unione, nonché la coerenza delle politiche economiche con
gli indirizzi di massima". E ancora l'articolo 126: "Gli Stati membri devono evitare disavanzi pubblici eccessivi (…) La Commissione sorveglia l'evoluzione della situazione di bilancio e
dell'entità del debito pubblico negli Stati membri, al fine di
individuare errori rilevanti". L'idea del Semestre Europeo, vale a dire quel periodo dell'anno in cui gli stati membri e le autorità comunitarie negoziano gli obiettivi di politica economica dei singoli paesi, è stata approvata dai governi nel marzo del 2011, quando al potere era Silvio Berlusconi. Le nuove norme europee prevedono la presentazione ex ante a Bruxelles
dei bilanci nazionali, e la possibilità per l'esecutivo comunitario di
chiedere migliorie e modifiche. Il controllo della Commissione non riguarda solo l'andamento dei conti pubblici, ma anche eventuali squilibri macroeconomici. Non solo le riforme del Patto di Stabilità e di Crescita sono state approvate dal Parlamento europeo a grande maggioranza nel 2011 e nel 2013, ma lo stesso Fiscal Compact, il trattato intergovernativo che riprende in gran parte le recenti modifiche allo stesso Patto di Stabilità e di Crescita, è stato approvato dal Parlamento italiano nel luglio 2012. La Camera ha approvato con 368 voti favorevoli e 65 contrari. Il Senato con 216 sì e 24 no. In questa circostanza, sia il PD che il PDL, che ai tempi appoggiavano il governo Monti, hanno dato il loro benestare.
(Nella foto, il commissario agli affari monetari Olli Rehn durante la sua audizione a Roma martedì 17 settembre. Al suo fianco Francesco Boccia (PD), presidente della Commissione Bilancio)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook