L'Albania potrebbe presto ottenere lo status di paese-candidato all'ingresso nell'Unione Europea. A metà ottobre, la Commissione pubblicherà un abituale rapporto sullo stato di salute del piccolo paese balcanico, e questa volta dovrebbe raccomandare ai governi di aprire le porte a (lunghi) negoziati in vista dell'adesione alla UE. Finora, il tentativo dell'Albania di diventare paese-candidato è stato respinto tre volte. "Il paese ha certamente compiuto enormi progressi in questi ultimi anni", mi spiega un esponente comunitario, ricordando la grave instabilità politica che ha caratterizzato l'Albania da quando è caduto il comunismo. In giugno, si sono tenute difficili elezioni parlamentari. A differenza che in passato, il clima politico è stato migliore. Il primo ministro uscente Sali Berisha, padre padrone della politica albanese per oltre venti anni, ha ammesso la sconfitta e si è fatto da parte tre giorni dopo il voto. La decisione è stata considerata il riflesso di una crescente maturità politica del paese. Il nuovo governo guidato dall'ex sindaco socialista di Tirana, il 49enne Edi Rama, ha strappato la fiducia in Parlamento domenica scorsa. Nel 2010, la Commissione aveva stilato un elenco delle questioni più urgenti da risolvere. Due anni dopo, nel 2012, l'esecutivo comunitario ha messo l'accento sui nodi più controversi: le regole di procedura al Parlamento; la lotta alla corruzione, l'organizzazione delle consultazioni elettorali. "Il paese è dinamico – aggiunge l'esponente comunitario -. La popolazione è giovane e desiderosa di entrare nell'Unione".
L'esecutivo
comunitario, tuttavia, non dovrebbe raccomandare l'apertura vera e propria dei
negoziati. Questa tappa sarà discussa più avanti anche per permettere alle autorità comunitarie di verificare con mano che la stabilizzazione politica del paese sia
durevole. Diplomatici qui a Bruxelles si aspettano che i governi discutino della
probabile raccomandazione della Commissione in dicembre. E' ancora presto per capire quale sarà la loro posizione. L'Italia sta facendo pressione perché l'Albania riceva lo status di paese-candidato. D'altro canto, la presenza italiana nel paese balcanico ha radici storiche. Secondo un censimento dell'ambasciata d'Italia a Tirana, sono oltre 400 le aziende italiane e le joint-ventures italo-albanesi presenti nel paese. Gli investimenti italiani si sono concentrati nel settore edile (35%), tessile (21%), commercio (16%), e industria agro-alimentare (8%). La vicinanza con l'Italia ha fatto sì che in Albania abbiano messo radici anche piccole e medie imprese. "L'ottenimento dello status di paese candidato – precisa un diplomatico – non cambia nulla nella forma, ma nella sostanza rafforza la credibilità del paese agli occhi degli investitori internazionali". Altri paesi stanno negoziando il loro ingresso nell'Unione: la Turchia naturalmente, il Montenegro (che ha iniziato le tratttative nel 2012) e la Serbia (che dovrebbe cominciare le discussioni in gennaio). L'Islanda, invece, ha interrotto i negoziati proprio nei giorni scorsi, sulla scia di crescenti sentimenti anti-europeisti. Tornando all'Albania, esponenti comunitari qui a Bruxelles sostengono che l'eventuale ingresso del paese nell'Unione potrebbe avvenire intorno al 2024, a seguito dei negoziati e di un processo di ratifica che dura di solito due anni.
(Nella foto, il premier Edi Rama, leader del partito socialista albanese, in una conferenza stampa a Tirana dopo le elezioni del 25 giugno scorso)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook