Relazioni pericolose – Quanto pesa la politica nelle banche tedesche?

Non c'è occasione nella crisi debitoria in cui la Germania non venga accusata di essere insensibile ed egoista. Questo blog ha ricordato più volte che la Repubblica Federale, nonostante dubbi e incertezze, ha aiutato finanziariamente i suoi vicini, e che quando rifiuta la mutualizzazione dei debiti pubblici lo fa perché vuole in cambio una cessione di sovranità dalla periferia al centro, che altri paesi per ora hanno rifiutato. Da Berlino, il trasferimento di sovranità è ritenuto indispensabile per evitare che i vicini approfittino della solvibilità tedesca con politiche economiche incontrollate. C'è un aspetto però su cui il governo tedesco ha posizioni ipocrite e nazionaliste: la nascita di una unione bancaria. 500px-Gerson_von_BleichröderSu questo fronte, la Germania ha posto ostacoli ed espresso dubbi. Attenzione: anche su questo fronte il ragionamento tedesco è per certi versi legittimo. Se nei giorni scorsi i tedeschi hanno criticato il progetto della Commissione europea di un meccanismo unico di liquidazione delle banche in crisi è perché teme un assetto troppo centralizzato che possa in un modo o nell'altro provocare una surretizia mutualizzazione dei debiti, proibita dai Trattati. Ciò detto, nessuno ha dimenticato che nel trasferire la vigilanza bancaria dagli stati membri alla Banca centrale europea o nel mettere a punto regole comuni nel fallimento degli istituti di credito la Germania ha contribuito a mantenere un margine di manovra a livello nazionale. Cedere sovranità fa paura. Le banche sono la cinghia di trasmissione tra la politica e l'economia, in Germania come in tutti i paesi dell'Unione. Nella Repubblica Federale, tuttavia, il legame tra gli istituti di credito e il mondo della politica è particolarmente invischiato. Tutti sanno che le Sparkassen, le casse di risparmio, e le Landesbanken, le banche regionali, sono di proprietà della mano pubblica. Più sorprendente è scoprire quanto presente sia la classe politica nell'amministrazione di queste banche, a livello nazionale ma soprattutto regionale e locale. D'altro canto, da decenni le casse di risparmio sono la cassaforte delle famiglie tedesche. Già alla vigilia della Grande Guerra, ricorda Niall Ferguson in The Ascent of Money, avevano attivi bancari due volte e mezzo quelli di banche più note, come la Deutsche Bank o la Dresdner Bank.


Nils Schmid è ministro delle Finanze socialdemocratico nel Baden-Württemberg; e nel contempo siede nella Landesbank Baden-Württemberg e nella Landeskreditbank Baden-Württemberg. Markus Söder, ministro delle Finanze cristiano-sociale in Baviera, è membro della Bayern LB, insieme al suo collega di governo, il ministro dell'Economia e leader liberale Martin Zeil. Più a Nord, Ralf Christoffers, esponente di Die Linke, è ministro dell'Economia del Brandeburgo e ha incarichi nella Sparkasse Barnim. A Brema, l'ecologista Karoline Linnert è ministro delle Finanze della città-stato, siede nel contempo nella BremenLB e nella Öffentliche Versicherung Bremen (una compagnia assicurativa pubblica). In Assia, il ministro dell'Economia della regione di Francoforte, il liberale Florian Rentsch, è membro della Landesbank Hessen-Thüringen, insieme allo stesso ministro-presidente democristiano Volker Bouffier. Nel Meclemburgo Pomerania-Occidentale, il democristiano Harry Glawe ha un incarico nella Zweckverband der Sparkassen Vorpommern. La lista è ancora lunga, ma forse vale la pena continuare. Nel Nord-Reno Vestfalia, il socialdemocratico ministro delle Finanze Norbert Walter-Borjaus è un esponente di spicco della WestLB e della NRW-Bank. Più a Sud, il ministro delle Finanze socialdemocratico della Renania Palatinato, Carsten Kühl, siede nella Rheinland-Pfalz Bank. Nel Saarland, un altro socialdemocratico, il ministro dell'Economia Heiko Mass, siede nella Saarländische Investitionsbank e nella SaarLB. Nella stessa regione, alla frontiera con la Francia, il ministro delle Finanze, il democristiano Stephan Toscani, è membro della SaarLB e della VR Bank Saarpfalz. Più a Est, in Sassonia, Sven Morlok è un liberale, ministro dell'Economia, e siede nella Sächsische Aufbaubank-Förderbank. In Sassonia-Anhalt, il socialdemocratico Jens Bullerjahn è ministro delle Finanze ed esponente di rilievo della NordLB e della Investitionsbank Sachsen-Anhalt. Infine, Wolfgang Voss, oltre a essere ministro delle Finanze della Turingia, siede anche nella Landesbank Hessen-Thüringen. Per completezza va segnalato che Schmid, Söder, Bouffier e Walter-Borjaus siedono anche nel Kreditanstalt für Wiederaufbau, la Cassa Depositi e Prestiti tedesca che ha sede a Francoforte. Il legame tra banche e politica supera le frontiere regionali e soprattutto politiche. Non c'è partito che non abbia stretto rapporti con il settore creditizio. Il legame esiste in molti paesi, ma in Germania è particolarmente istituzionalizzato. Risale alla rivoluzione industriale dell'Ottocento, e all'amicizia tra il cancelliere Otto von Bismarck e il banchiere ebreo Gerson Bleichröder. Nell'ultimo secolo e mezzo, il rapporto tra politica e finanza ha consentito una benefica collaborazione a livello locale tra potere pubblico e società private. In molti comuni, le Sparkassen finanziano l'economia privata, aiutano il volontariato e la cultura, sostengono gli investimenti pubblici. Il presidente delle banche cooperative bavaresi Stephan Götzl, 53 anni, ha criticato giovedì l'idea della Commissione di affidare a se stessa il potere ultimo di chiudere una banca in Europa, paragonando la scelta con il decreto dei pieni poteri che nel 1933 aprì la strada all'avvento del Nazismo.
Senza togliere nulla a un sistema che ha contribuito non poco alla ricchezza economica e anche intellettuale della Germania, sembra chiaro che l'establishment tedesco sia preoccupato dall'intrusione europea
nella vigilanza creditizia, tale da mettere a repentaglio gli stretti e
amichevoli rapporti tra politica e finanza. Purtroppo, in questo modo la Germania è corresponsabile della nascita di una unione bancaria traballante, e la sua posizione su altri temi europei è meno credibile.

 

PS: Una statistica interessante: da una ricerca del settimanale Die Zeit pubblicata nel gennaio scorso emerge che su 620 deputati del Bundestag, 126 siedono nel consiglio di sorveglianza di almeno una società.

(Nella foto, un ritratto del banchiere Gerson Bleichröder – 1822-1893 – amico del cancelliere di ferro)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • marco |

    Tutto giusto, pero`dovremmo ricordarci che proprio la Deutsche Bank, una delle piu vergognose e scellerate banche al mondo, con bilanci truccati e posizioni finanziarie inventate, fu l’artefice dell’attacco ai bond periferici di Italia e Spagna. Per non parlare delle ripetute critiche mosse alle nostre banche (che in realta sono molto meglio capitalizzate e soprattutto molto meno delinquenti…) La realta e`che ai tedeschi fa semplicemente comodo criticare noi poveri vicini per distogliere l’attenzione da una realtà che e`sistematicamente molto piu drammatica…(ma per loro). Complimenti, continuiamo con l’ipocrisia tedesca per aggiustare i nostri conti.

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