Ormai sulla stampa l'immagine della Germania è monolitica. I tedeschi sono tutti cattivi, ingiusti e ottusi. Non capiscono la gravità della crisi, sono insensibili alle difficoltà dei loro vicini, e soprattutto pensano di essere gli unici a pagare (o meglio a prestare) per il salvataggio dei paesi più fragili e in ultima analisi della zona euro. A sorpresa, una ricerca di un centro studi tedesco, l'istituto economico IW di Colonia, smentisce questo luogo comune. In un rapporto pubblicato oggi, l'ente di ricerca lancia una provocazione, ai suoi connazionali e a molti europei. Calcola che alla fine del 2012, la Germania in proporzione al suo prodotto interno lordo, non era assolutamente il paese più generoso nel sostenere gli stati membri in difficoltà. La chiave di ripartizione degli aiuti tra i paesi è quella utilizzata nella formazione del capitale della Banca centrale europea e si basa quindi su PIL e popolazione. In termini assoluti, la Repubblica Federale è certamente il donatore più importante, con oltre 56 miliardi di euro, ma in rapporto al PIL il donatore più generoso è Malta che contribuisce 187 milioni di euro, vale a dire il 2,8% del suo prodotto interno lordo, rispetto al 2,1% contribuito dalla Germania.
La classifica messa a punto dall'IW mostra che la stessa Italia contribuisce 36,9 miliardi di euro, il 2,4% del suo PIL. Altri paesi del Nord Europa sono meno generosi: l'Olanda partecipa allo sforzo con il 2,0% del PIL, la Finlandia con l'1,9%. "Nonostante gli italiani siano in piena recessione – scrive l'economista Jürgen Matthes – discutono molto meno criticamente dei tedeschi dell'opportunità dei piani di salvataggi". Il calcolo di Matthes non deve sorprendere. In parte la particolare classifica basata sul PIL è dovuta all'andamento delle diverse economie. L'Italia era in recessione nel 2012, e ha subito quindi una contrazione del suo prodotto interno lordo. Di conseguenza, il sostegno economico in termini relativi mostra un aumento. Viceversa, la Germania e altri paesi del Nord Europa hanno continuato a crescere, e il loro contributo ai salvataggi in rapporto al PIL è sceso. Al di là della sostanza del rapporto, la ricerca ha il merito di offrire un argomento contro i tedeschi che si lamentano di essere lo Zahlmeister d'Europa, l'ufficiale pagatore dell'Unione. Forse, più interessante ancora, è notare che il dibattito in Germania sul vero ruolo della Repubblica Federale nella gestione della crisi è in questo momento molto più variegato di quanto non si voglia credere, o far credere, in Italia.
(Nella foto, la classifica messa a punto dall'IW, un organismo di ricerca tradizionalmente vicino alle associazioni imprenditoriali tedesche)
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