Mancano sette giorni al 29 maggio quando la Commissione annuncerà se il governo italiano non è più un sorvegliato speciale, almeno sul fronte dei conti pubblici. La speranza è che a fine mese l'esecutivo comunitario chiuda la procedura di deficit eccessivo contro l'Italia. Nel contempo verranno pubblicate nuove raccomandazioni-paese. Comprensiva per quanto riguarda il deficit, la Commissione sarà più dura sul versante delle riforme economiche.
Il commissario agli affari monetari Olli Rehn annuncerà la scelta di
dare due anni in più alla Francia perché riduca il proprio disavanzo
sotto al 3,0% del prodotto interno lordo, la possibile (probabile?)
uscita dell'Italia dalla procedura di deficit eccessivo, e infine nuove
raccomandazioni-paese. «La calma relativa sui mercati finanziari non
deve indurci a tirare i remi in barca – spiega un alto responsabile
europeo –. Le misure di riforma dell'economia devono continuare».
La Commissione ha deciso di allentare il risanamento delle finanze
pubbliche per evitare contraccolpi economici e sociali. Nel contempo,
tuttavia, vuole imporre cure severe sul fronte economico, tanto più che
il coordinamento delle politiche nazionali è ormai un aspetto cruciale
dell'assetto istituzionale della zona euro. L'esecutivo comunitario sta
lavorando su un pacchetto di sei o sette raccomandazioni per l'Italia.
Il numero è in linea con quello dell'anno scorso.
Nel 2012, la Commissione aveva proposto sette raccomandazioni, poi
scese a sei al momento dell'approvazione da parte del Consiglio. Il
pacchetto prevedeva la correzione del deficit eccessivo; l'introduzione
di regole costituzionali sul pareggio di bilancio e un migliore uso
della spesa pubblica; la lotta contro la disoccupazione giovanile; la
riforma del diritto del lavoro; nuove misure contro l'evasione fiscale; e
la liberalizzazione del mercato dei servizi.
Molte cose sono state fatte. Il deficit è sceso dal 3,8% del Pil nel
2011 al 3,0% del Pil nel 2012, ma l'andamento del debito pubblico rimane
deludente. Le ultime previsioni della stessa Commissione mostrano che
salirà sia nel 2013 che nel 2014, rispetto al 2012, toccando l'anno
prossimo il 132,2% del Pil. «Almeno due aspetti lasciano ancora a
desiderare – commenta un esponente comunitario -: la riforma del mercato
del lavoro e la riforma del mercato dei servizi».
A Bruxelles, molti sono consapevoli di come la recente riforma
Fornero sia stata annacquata durante l'approvazione parlamentare. Più in
generale, c'è uno sfasamento tra l'adozione di nuove norme da un lato e
l'applicazione delle stesse norme dall'altro. Le linee-guida delle
prossime raccomandazioni-paese emergono indirettamente dall'analisi che
la Commissione ha pubblicato in aprile sugli squilibri macroeconomici di
cui soffre l'Italia (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 aprile).
Allora, la Commissione aveva messo l'accento sulla difficoltà per il
paese di ridurre il debito in un contesto economico debole. Bruxelles
aveva parlato di una «stagnante competitività» dell'economia, dovuta a
«costi unitari del lavoro crescenti rispetto a quello di paesi simili» e
a «un carico fiscale elevato soprattutto sul lavoro e il capitale».
Aveva sottolineato le molte «barriere istituzionali e regolamentari»
all'attività economica e una specializzazione industriale in beni simili
a quelli dei paesi emergenti.
Tornando all'uscita dell'Italia dalla procedura di deficit eccessivo,
ieri il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero si è detto
«fiducioso». Nonostante un allentamento della politica di austerità, la
Commissione è convinta che il paese debba continuare a ridurre il
proprio debito, tanto più che secondo esponenti comunitari un calo di un
punto percentuale dei rendimenti sui titoli italiani corrisponde a una
diminuzione del costo del servizio del debito di circa tre miliardi di
euro nel primo anno.
Dopo l'approvazione del decreto che stabilisce la sospensione e la
riforma dell'imposta municipale unica (Imu), associata a una clausola
che prevede il pagamento dell'imposta nel caso di una mancata revisione
della tassazione, non è previsto che il governo mandi a Bruxelles un
aggiornamento del piano di stabilità. Roma invierà alla Commissione una
relazione tecnica, che dovrebbe essere sufficiente. Mandare una versione
aggiornata del piano di stabilità significherebbe ripassare dal
Parlamento. B.R.