Evasione fiscale – Il successo delle Isole Cayman – 12/05/13

BRUXELLES – I ministri delle Finanze dell’Unione cercheranno martedì un accordo per dare mandato alla Commissione di negoziare nuove intese per lo scambio di informazioni con cinque paesi: la Svizzera, Andorra, Monaco, il Liechtenstein e San Marino. La proposta dell’esecutivo comunitario è sul tavolo dell’Ecofin dal 2011. Una decisione è vicina, ma paradossalmente la scelta potrebbe giungere mentre i 27 devono fra fronte alla minaccia di paradisi fiscali molto più lontani, come le Isole Cayman.


In vista dell’Ecofin di martedì, i rappresentanti
dei 27 hanno discusso questa settimana le linee-guida che la Commissione
utilizzerà nei negoziati con i paesi vicini. L’obiettivo delle trattative è di rendere
più stringenti gli accordi firmati nel 2004. Il Lussemburgo ha chiesto che il
mandato prendesse in conto gli sviluppi in altri fori internazionali, come il
G-20, mentre la Commissione ha insistito perché il risultato dei negoziati non
fosse condizionato a progressi a livello mondiale. Il Granducato ha annunciato in aprile che dal 2015
accetterà lo scambio di informazioni con i suoi 26 partner europei, almeno per
quanto riguarda il reddito da interessi bancari, come prevede una direttiva del
2005. “Il Lussemburgo appare ancora ambivalente – commenta però un diplomatico
europeo -. E’ pronto a fare un passo nella direzione dell’Europa, ma vuole
essere sicuro che anche la Svizzera si adegui”. Lo stesso vale per l’Austria
che a differenza del Granducato ancora tentenna sul testo del 2005. A suo tempo, i due paesi avevano rifiutato
l’applicazione piena della direttiva. La pressione perché si alineino è però forte,
tanto che nelle discussioni di questa settimana il rappresentante austriaco non
ha preso la parola, aprendo la porta a un via-libera martedì a un mandato della
Commissione per negoziare con i paesi vicini. “Come minimo Vienna vorrà strappare
un impegno forte dell’Europa contro il ruolo degli ex territori britannici nell’evasione
fiscale”, prevede un negoziatore europeo. Proprio questi paesi stanno avendo un ruolo
crescente in questo campo. La partita all’Ecofin giunge mentre la vicenda
dell’ex ministro del Bilancio francese Jérôme Cahuzac, accusato di evasione fiscale,
ha mostrato l’importanza crescente dei centri off-shore extra europei. Per esempio, nel corso degli ultimi anni,
le Isole Cayman sono diventate il porto di approdo di molti riparmiatori e
investitori. Una analisi delle statistiche della Banca per i regolamenti
internazionali è rivelatrice. Alla fine del primo trimestre del 2011, l’arcipelago
situato nel Mare delle Antille aveva accumulato depositi provenienti da
investitori internazionali non bancari per circa 900 miliardi di dollari. Nel 2000,
le Isole Cayman e la Svizzera avevano simili ammontari di depositi, circa 300
miliardi di dollari. Nel corso del decennio, il divario tra i due paesi è
cresciuto. Fino al 2007, la crescita dei depositi è stata in media del 3,72%
per trimestre nelle Isole Cayman e del 2,07% in Svizzera. Questi dati sono confermati dalla pubblicità che
il piccolo paese caraibico fa del suo ruolo di centro finanziario. Sono 250 le banche
internazionali presenti nell’arcipelago, e tra queste 40 dei 50 principali
istituti nel mondo. In un rapporto del 2011 per l’associazione lussemburghese
dei fondi d’investimento (ALFI) Oliver Wyman nota che il paese è “la più
importante giurisdizione per i fondi alternativi” e raccoglie il 52% delle
attività amministrate dagli hedge funds
a livello mondiale. L’aspetto sorprendente è che, pur avendo firmato
un accordo di scambio di informazioni con l’Europa, nel 2009 le Isole Cayman
hanno riferito ai 27 di interessi accumulati dai depositanti europei per 8,8
milioni di euro. Delle due l’una: o gli europei non usano questo paradiso
fiscale, e poco hanno contribuito all’aumento dei depositi. Oppure, più
probabilmente, sono possibili meccanismi per nascondere l’origine del denaro o
la natura del reddito, anche perché per ora lo scambio di dati riguarda solo gli
interessi.
B.R.