Le prossime elezioni tedesche di fine settembre stanno inducendo il governo federale ad avere un atteggiamento pericolosamente rinunciatario (se non di ostacolo) su alcuni cruciali dossiers, in particolare l'unione bancaria e la riforma della zona euro. Il timore è di prendere decisioni troppo controverse per la pubblica opinione tedesca. Si moltiplicano nella stampa internazionale le preoccupazioni per il futuro della zona euro e addirittura per un'eventuale uscita della Germania dall'unione monetaria. Il governo federale è guardingo anche perché il pacchetto di aiuti a Cipro è stato approvato dal Bundestag senza che il cancelliere Angela Merkel potesse contare sulla sua maggioranza: 11 deputati democristiani e 9 deputati liberali si sono opposti o si sono astenuti. Solo l'appoggio dell'opposizione socialdemocratica ha permesso al governo di averla vinta. In un articolo pubblicato questa settimana dall'International Herald Tribune, il commentatore William Pfaff sostiene che "la disillusione delle élites tedesche nei confronti dell'euro" contribuisce a far sì che "l'abbandono della valuta unica da parte della Germania e un ritorno al marco tedesco" sia "ora una concreta possibilità". Lo sguardo di Pfaff corre anche alla nascita di un nuovo partito, Alternativa per la Germania (AfD l'acronimo in tedesco), che il commentatore americano, residente da molti anni a Parigi, considera una specie di Tea Party dall'impatto potenzialmente dirompente. Questa settimana, la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un lungo articolo di uno studioso dell'Allensbach Institut, una nota società bavarese di studi demoscopici. Renate Köcher giunge alla conclusione che circa il 17% della popolazione tedesca è pronto ad appoggiare un partito favorevole all'abbandono dell'euro.
Alternative für Deutschland sostiene che la moneta unica sia votata all'insuccesso e che la Germania farebbe
bene a tornare al marco. D'altro canto, l'80% dei potenziali elettori dell'AfD vorrebbe un ritorno alle monete nazionali; il 69% è convinto che per la Germania l'euro ha comportato più svantaggi che vantaggi; il 75% crede che l'euro non esisterà più tra 10 anni. Secondo l'istituto Allensbach, il 51% dei potenziali elettori di AfD ha un diploma di scuola tecnica (la media nella popolazione tedesca è del 39%), solo l'11% ha terminato gli studi con l'Abitur, il diploma di maturità che tradizionalmente apre la porta all'università (la media tedesca è del 25%). La signora Köcher ha scoperto che la maggioranza dei potenziali elettori del nuovo partito ha tra i 30 e i 60 anni, e proviene in particolare dalle file della Linke (l'ex partito comunista della DDR) e dei Pirati. Interessante notare che la nascita dell'AfD giunge mentre da anni ormai l'euroscetticismo tedesco è in calo. Nel 2002 i tedeschi che volevano il ritorno del marco erano il 61% della popolazione. La quota è scesa anno dopo anno: 55% (2003), 59% (2004), 55% (2007), 56% (2008), 47% (2010), 44% (2011), 42% (2012), e 37% (nel 2013). I motivi sono numerosi, ma quello più rivelatore è demografico. Il passaggio del tempo fa sì che diminuiscono le persone che hanno un ricordo nostalgico del marco, mentre aumentano coloro che nei fatti hanno conosciuto solo l'euro e che dell'antica valuta tedesca non hanno memoria. Peraltro, nell'ultimo decennio prima dell'avvento dell'euro lo stesso marco aveva perso popolarità, diventato il simbolo di un controverso cambio uno a uno tra marco Ovest e marco Est. "Per la generazione più giovane – scrive la signora Köcher – il Deutsche Mark è storia lontana". Il dato è rassicurante senonché al di là di queste considerazioni demoscopiche il vero problema tedesco è la paura del futuro incerto, della situazione ambivalente, delle regole violate o peggio inesistenti. Lo sconquasso debitorio ha messo in crisi le certezze che la Germania aveva introdotto nell'assetto istituzionale dell'unione monetaria. Nel corso degli anni il paese è stato costretto ad accettare formule che aveva voluto a suo tempo vietare espressamente: il salvataggio sovrano da parte dei suoi partner e gli acquisti di debito pubblico da parte della Banca centrale europea. La Germania ha accettato compromessi, che da un lato hanno consentito finora alla zona euro di sopravvivere, ma che dall'altro sono fonte di perenne angoscia nell'animo tedesco, tanto più che per una ragione o per l'altra non sono stati risolutori. Il periodo da qui alle prossime elezioni tedesche sarà delicatissimo per la Repubblica Federale, il cancelliere Merkel e l'Europa. A dispetto del successo (giornalistico) di Alternative für Deutschland e dei molti e pericolosi dubbi berlinesi nella politica europea, per una netta maggioranza dei tedeschi gli interessi europei del paese hanno avuto finora la meglio sulla paura di un futuro troppo incerto per i loro gusti. Ma fino a quando, tra le altre cose, la situazione economica tedesca contribuirà a questo equilibrio? Forse dovrebbe essere questa la principale preoccupazione dei partner europei della Germania.
PS: Termino questo articolo con un riferimento al Viaggio in Italia di Goethe, rivelatore dell'anima tedesca. Il poeta trascorre a Roma l'inverno del 1786. Abita in un bel palazzo del centro della città del quale ammira la grandiosità e l'eleganza. Ogni sala è munita di bei caminetti in pietra, magnificamente decorati. Peccato che Goethe dica di soffrire il freddo, come neppure a Weimar. Nessuno si era premunito di raccogliere la legna in estate e in autunno, con il risultato che i caminetti erano vuoti e le sale gelate. Per il poeta – e per il lettore – l'anedotto è rivelatore tanto della previdenza tedesca quanto dell'imprevidenza italiana, e spiega molte delle incomprensioni italo-tedesche.
(Nella foto, Bernd Lucke, 51 anni, professore universitario e primo presidente dell'Alternative für Deutschland)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook