Fisco belga – Perché Depardieu deve ringraziare la rivoluzione industriale

Pochi paesi in Europa sono generosi quanto il Belgio nel tassare relativamente poco il patrimonio. I motivi risalgono a una straordinaria rivoluzione industriale che ha trasformato radicalmente la fisionomia sociale ed economica di questo paese, e alla presenza di una monarchia particolarmente influente che ha unito intorno a sé una borghesia benestante, se non addirittura ricca. Secondo il settimanale Trends Tendances, sarebbero tra 2.000 e 5.000 le famiglie francesi che vivono in Belgio solamente per ragioni fiscali, a cominciare dagli azionisti di due grandi società, Carrefour e Auchan.  Charleroi_charbonnageI recenti casi di Gérard Depardieu e Bernard Arnault sono solo quelli più eclatanti. Tre esempi sono particolarmente significativi del modo sorprendente in cui il sistema fiscale belga "grazia" la ricchezza: non esiste l'imposta patrimoniale; il proprietario che affitta la propria abitazione paga le tasse sulla rendita catastale, non sull'ammontare effettivo dell'affitto; le plusvalenze azionarie e obbligazionarie non sono tassate. La sorpresa è che viceversa la tassazione sul reddito da lavoro è particolarmente elevata: secondo l'OCSE, il carico fiscale e contributivo su un lavoratore dipendente single è pari al 55,5% del reddito (in Italia è del 47,6%). Le ragioni di questa situazione risalgono al XIX secolo, di cui il Belgio è stato protagonista, forse anche più della Francia o della Germania.


A metà Ottocento, la piccola monarchia è il secondo produttore al mondo di acciaio e di carbone, dietro alla Gran Bretagna. La potenza industriale è radicata nella Vallonia, dove inizia rapidamente lo sfruttamento delle miniere di carbone nella regione di Charleroi. Più a Ovest, Tournai è un centro mondiale nella produzione di calce idraulica naturale, una materia che aveva l'enorme vantaggio di indurire anche nell'acqua, tanto da essere esportata in tutta Europa per la costruzione di ponti. La prima locomotiva costruita in Europa continentale è belga, e si chiama "Le Belge". Poco importa se il costruttore era inglese, John Cockerill. Accanto alla borghesia imprenditoriale, emerge anche una borghesia finanziaria. La Société générale de Belgique è fondata nel 1822, prima ancora della nascita del Belgio, e partecipa all'industrializzazione del paese, finanziando l'industria dopo avere raccolto denaro sulle borse internazionali. L'imprenditoria belga sfrutta il carbone in patria e il caucciù in Congo. Il paese africano, prima proprietà privata di Leopoldo II e poi colonia del Belgio fino al 1960, è un colossale serbatoio di materie prime, 75 volte più esteso della madre-patria. L'arricchimento del paese e della sua classe dirigente si tocca con mano. Tra il 1850 e il 1900, la produzione annua di carbone passa da 5,8 a 23,5 milioni di tonnellate; la rete ferroviaria si espande da 902 a 4.591 chilometri; le esportazioni salgono da 210 a 1.923 milioni di franchi belgi. Risale a questo periodo la costruzione del Museo reale di belle arti di Bruxelles (1887) o del Museo dell'Africa centrale a Tervuren (1908). Più in generale le grandi città del paese subiscono una radicale trasformazione edilizia con la costruzione di migliaia di maisons de maître, case a più piani ricche di ornamenti in gesso, caminetti imponenti e decorazioni art nouveau. Limitare la tassazione sul patrimonio diventa l'obiettivo dei vari governi liberali che si succedono tra fine Ottocento e inizio Novecento, con l'appoggio di una famiglia reale che in un paese piccolo coltiva la propria corte, difendendone i privilegi dinanzi all'emergere di un proletariato sempre più esteso e potente. Peraltro, la casa reale del Saxe-Cobourg-Gotha ha nei confronti della borghesia un debito di riconoscenza, avendo deciso il governo di ripianarne i debiti. A un secolo di distanza, la situazione è cambiata solo relativamente. Ieri la politica fiscale belga rifletteva la difesa dei privilegi di classe; oggi è soprattutto lo strumento di un piccolo paese per attirare investimenti dall'estero e competere con i suoi vicini più grandi. Per motivi geografici e linguistici, ad essere attirati dai vantaggi fiscali belgi sono soprattutto i francesi. Molti sono a Bruxelles, altri hanno deciso di comprare casa nel
triangolo Tournai-Courtrai-Mons. A Néchin, una cittadina non lontana
dalla frontiera franco-belga, la rue Reine Astrid è comunemente chiamata
rue des Mulliez, dal nome dei proprietari di Auchan.

 

(Nella foto, una miniera di carbone a Charleroi nell'Ottocento)

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