Euro a 17 vs Unione a 27 – L’impasse del Parlamento e della Commissione

Oggi le trattative tra i 27 su una riforma della zona euro entrano nel vivo. Le delegazioni nazionali si riuniranno in plenaria qui a Bruxelles sotto l'egida del presidenza del consiglio europeo. L'obiettivo è di avere un primo testo condiviso in occasione del vertice europeo di metà ottobre, e a un rapporto definitivo in dicembre. Il dibattito è aperto su molte questioni – dalla centralizzazione della vigilanza bancaria alla nascita di un bilancio dell'unione monetaria. A complicare la discussione non sono solo gli aspetti più controversi. Sempre più spesso emerge un contrasto tra la consapevolezza di una necessaria integrazione dei 17 paesi della moneta unica e il desiderio di preservare il mercato unico e l'Unione a 27. HVRTemo che i due obiettivi siano difficilmente conciliabili, senza sacrifici probabilmente da ambedue le parti. I due gruppi di paesi hanno interessi in campo europeo e poteri nelle istituzioni continentali diversi. Sul fronte della vigilanza bancaria, il progetto presentato dal Commissario al mercato unico Michel Barnier prevede che la Banca centrale europea possa vigilare anche sugli istituti di credito di paesi extra zona euro. Ma lo statuto dell'istituto monetario non dà pieno potere di voto agli stati membri che non appartengono all'unione monetaria. Per di più, molti paesi dell'Est temono che la sorveglianza europea crei distorsioni alla concorrenza sul loro mercato nazionale, dominato spesso da banche dell'Europa occidentale. Anche sull'idea di un bilancio della zona euro, emergono contrasti. I 10 paesi che non hanno adottato la moneta unica non vogliono che sia penalizzato il bilancio comunitario. Anche molti paesi della zona euro temono di perdere in qualche modo i fondi di coesione e vorrebbero salvaguardare il metodo comunitario e i vantaggi del mercato unico.

L'integrazione della zona euro, ritenuta ormai da molti indispensabile per affrontare (se non addirittura risolvere) la crisi di questi mesi comporterà probabilmente un distacco tra unione monetaria e unione europea, istituzioni permettendo. Le questioni politiche e giuridiche sono complicate anche dall'atteggiamento di due dei maggiori attori europei: il Parlamento e la Commissione. Ambedue – forse anche senza volerlo – stanno complicando il dibattito. L'assemblea di Strasburgo ha pubblicato questa settimana un documento che porterà oggi ai negoziati sul futuro della zona euro. Tre le pre-condizioni alle trattative poste dai parlamentari: "Non deve esserci nessuna divisione dell'Unione europea". E ancora: "L'euro è la moneta dell'Unione europea e il Parlamento europeo è il parlamento dell'Unione europea. Il Parlamento europeo è quindi il parlamento dell'euro". E infine per concludere: "Il metodo comunitario è l'unico metodo possibile per un processo decisionale che sia a livello di Unione europea efficace e democraticamente legittimo. L'Unione economica e monetaria è una politica comunitaria. Una governance rafforzata della Uem deve basarsi su istituzioni dell'Unione europea". L'atteggiamento pregiudiziale è chiaro. La stessa Commissione ha accolto con freddezza le discussioni tra i governi. Ieri, durante la quotidiana conferenza stampa, il portavoce Olivier Bailly ha preannunciato che nelle prossime settimane l'esecutivo comunitario presenterà una sua proposta di bilancio della zona euro. Ha preferito parlare dell'idea di dare all'unione monetaria una "capacità finanziaria". Ha ammesso che la discussione dovrà affrontare aspetti "economici, politici e anche giuridici". Per la Commissione la questione è delicatissima, tenuto conto che il suo compito è di lavorare per i 27 e non i 17, e che i Trattati le danno l'obbligo di preservare il mercato unico. Dietro alle prese di posizione delle due istituzioni vi è certamente il desiderio legittimo e condivisibile di difendere i testi costituzionali, gli interessi di tutti i paesi membri e il potere esclusivo di proposta legislativa della Commissione, ma anche probabilmente il tentativo (conservatore) di salvaguardare poteri e influenze. Detto ciò: come pensare che senza risolvere i guai della zona euro il mercato unico possa sopravvivere?

(Nella foto, il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • matteo |

    in soldoni se si fa una UE federale a 27 gli inglesi(e i cechi) potrebbero bloccare tutto, mentre se si fa a 17 l’ Europarlamento e la Commissione vengono marginalizzati(come minimo) a favore di un accordo intergovernativo nel quale comanda la Germania ,senza contare che in entrambi i casi c’è il rischio del rederendum in alcuni paesi, non sono molto ottimista…

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