Mentre a Bruxelles la pausa estiva volge al termine, lo sguardo corre al 12 settembre. Due gli appuntamenti: la decisione della Corte costituzionale tedesca sul trattato che istituisce il fondo europeo ESM e le elezioni politiche in Olanda. Per il futuro dell'Europa i due appuntamenti potrebbero rivelarsi decisivi. Il cancelliere Angela Merkel è solito organizzare una lunga conferenza stampa al ritorno dalle vacanze. Quest'anno ha preferito non rispettare questa abitudine pur di evitare di rispondere a domande delicate sulle prossime decisioni del tribunale di Karlsruhe, e di dare l'impressione ai giudici di voler influenzare le loro scelte. I magistrati devono decidere se il trattato che istituisce l'ESM violi la Costituzione tedesca. Dalla sentenza dipende l'entrata in vigore del fondo finanziario e forse in ultima analisi anche il salvataggio dei paesi della zona euro più in difficoltà. Eppure in cuor suo il governo federale è più preoccupato dal voto olandese che dalla decisione tedesca. In Germania molti pensano che dopotutto la Corte di Karlsruhe darà il suo benestare al trattato dell'ESM, al limite chiedendo assicurazioni che il parlamento tedesco venga associato passo passo ogni qualvolta il fondo viene utilizzato. Agli occhi di molti a Berlino, più incerti sono l'esito del voto olandese e le sue ripercussioni sulla politica europea e tedesca. In questi ultimi anni l'Olanda ha avuto il ruolo dell'alleato fedele della Germania nelle discussioni europee, contribuendo volta per volta a mettere alle strette la Grecia o a chiedere un rafforzamento del Patto di Stabilità e di Crescita. Ma oggi il paese potrebbe essere alla vigilia di grandi cambiamenti, tali da renderlo più imprevedibile e più inflessibile.
Quattro
sono i leader che si contendono la carica di primo ministro. In testa nei
sondaggi, Emile Roemer, 50 anni, è presidente del partito socialista. Critica
"la politica neoliberale" della Commissione, non vuole ridurre il
deficit pubblico sotto al 3% per cento del prodotto interno lordo prima del
2015, si oppone a un trasferimento di nuovi poteri alle istituzioni europee. Il
premier uscente, il 45enne liberale Mark Rutter ha proposto di escludere dalla
zona euro tutti i paesi che registrano un disavanzo superiore al criterio di
Maastricht. Il laburista Diederik Samson, 41 anni, ha posizioni meno estremiste
del socialista Roemer, ma ciononostante si è detto pronto a rivedere il fiscal
compact, introducendo misure a favore della crescita. Infine, il quarto
candidato a primo ministro è il populista Geert Wilders, 48 anni, che sta addirittura
facendo campagna elettorale sostenendo l'idea dell'uscita dell'Olanda dalla
zona euro. A Berlino molti sono consapevoli che le dichiarazioni di oggi non
saranno necessariamente le azioni di domani, ma non nascondono le loro
preoccupazioni. Si chiedono quale sarà la politica europea olandese dopo il voto, e come le
elezioni olandesi potrebbero influenzare le legislative tedesche dell'anno
prossimo. Mentre la signora Merkel sta cercando di alzare il tono del dibattito interno e di fare del salvataggio dell'euro una missione della Germania, la deriva olandese è fonte di disturbo, anche perché i quattro leader esprimono posizioni euroscettiche che potrebbero
rafforzare l'animosità antieuropeista anche nella Repubblica Federale.
(Nella foto Diederick Samsom, il candidato che secondo un sondaggio popolare ha vinto ai punti il dibattito televisivo che si è svolto nei giorni scorsi tra i quattro leader in lizza).
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