Rischio declassamento della Germania – Quanto peserà sulla politica tedesca?

La decisione di Moody's di rivedere le prospettive sul rating sovrano della Germania ha provocato qui a Bruxelles un acceso dibattito. Quanto potrebbe pesare la scelta della società americana sulle posizioni tedesche nella crisi debitoria della zona euro? Creerà un nuovo irrigidimento dell'establishment politico, o piuttosto indurrà il governo federale a un atteggiamento più accomodante? L'analisi di Moody's è particolarmente interessante. Angela MerkelLa società ha confermato lunedì sera il rating Triplo A della Repubblica Federale. Nel contempo, ha rivisto da stabile a negativo l'outlook, vale a dire le prospettive del paese. Secondo Moody's i crescenti rischi di una uscita della Grecia dalla zona euro potrebbero "scatenare una serie di shock finanziari (…) che i governi potrebbero dover contenere solo a un prezzo molto elevato". Lo stesso la società americana ha detto per il Lussemburgo e per l'Olanda, notando che un salvataggio sovrano della Spagna costerebbe molto. Ha commentato Sarah Carlson, una economista di Moody's: "Siamo in una fase di transizione, e questa fase potrebbe durare molti anni. Durante questo periodo, vediamo il rischio di pressioni ulteriori sui bilanci dei paesi più ricchi". L'analisi della società americana è una fra tante, ma ha il merito di mettere l'accento sui rischi della strategia europea nel cercare una soluzione della crisi debitoria.Il timore qui a Bruxelles è che il giudizio di Moody's irrigidisca ulteriormente le posizioni tedesche. Molti fanno notare che la Finlandia, anch'essa un paese con un rating Triplo A, non ha subito lo stesso declassamento dell'outlook. La ragione è da ricercare nella scelta finlandese di aiutare i paesi in difficoltà, ma solo in cambio di garanzie. Nei giorni scorsi, la stessa Moody's ha poi rivisto le prospettive di alcune società pubbliche, molte banche statali e sei regioni del paese. L'analisi della società americana potrebbe quindi convincere alcune frange della popolazione tedesca che i salvataggi sovrani sono troppo pericolosi e rischiano di mettere a rischio la stabilità e la solvibilità della Germania.


Già oggi la sensibilità della popolazione su questo fronte ha dato fiato ad alcune voci euroscettiche e indotto alcuni partiti, anche della maggioranza di governo, a seguire la stessa strada. Le prese di posizione di alcuni esponenti cristiano-sociali e liberali a favore, per esempio, dell'uscita della Grecia dall'unione monetaria sono il risultato della presenza sullo scacchiere politico di piccoli partiti populistici che cavalcano le preoccupazioni localistiche della popolazione tedesca, e che pungolano nel fianco i partiti tradizionali. Penso in particolare ai Freie Waehler, i liberi elettori forti soprattutto in Baviera ma che stanno mettendo radici anche in Turingia e in Sassonia. Nel contempo, tuttavia, l'analisi di Moody's potrebbe anche avere un effetto diverso. La società di rating ha indirettamente criticato il modo in cui l'Europa sta affrontando la crisi. Se i salvataggi sovrani stanno mettendo a rischio le prospettive finanziarie della Germania è perché sono stati concepiti nell'ottica della cooperazione nazionale. Ciascun paese fa la sua parte ed è inevitabile che quello più ricco abbia più da perderci. Senza criticare questa strategia Moody's ne ha sottolineato indirettamente i difetti e le debolezze. In ultima analisi, la stessa società di rating ha sostenuto sempre indirettamente una soluzione nella quale la responsabilità dei salvataggi sovrani è dei paesi della zona euro in solido. A modo suo l'analisi di Moody's sostiene l'idea di una mutualizzazione dei debiti, almeno parziale. Non è un caso se il capogruppo dei liberali al parlamento europeo Guy Verhofstadt ne ha approfittato per ricordare l'idea di un fondo di riscatto dei debiti che riunirebbe sotto a uno stesso tetto i debiti pubblici oltre il 60% del prodotto interno lordo. Il fondo emetterebbe obbligazioni per i singoli paesi a tassi d'interesse bassi. In cambio i paesi si impegnerebbero a riscattare il debito eccessivo entro tempi predeterminati. La Germania non è contraria, ma vuole come garanzia una cessione di sovranità dalla periferia al centro. Forse l'avvertimento di Moody's la indurrà ad accelerare in questa direzione, anche perché ormai sia lo status quo sia un ritorno indietro appaiono molto difficili.

 

(Nelle foto, il cancelliere Angela Merkel mercoledì 25 luglio in occasione del Festival di Bayreuth)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • Uniti! |

    Tra parentesi; la Germania Magna Barbaricus – oggi non ha una legge elettorale vigente avento la Corte Costituzionale di Karlsruhe revocato quella vigente – tra l’altro criticando in modo durissimo Governo-Parlamento…altro che Porcellum; qui essistoni i cosidetti “Ubergangsmandate” giudicati icostituzionali essendo un premio perversa che si aggiunge ai mandat diretti espressi dal voto diretto – un guazabuglio il quale é stato fortemente protetto da quella CSU-FDP che impongono alla Merkel di opporsi sempre e comunque agli eurobond.

  • Uniti! |

    Comunque vada, sono gli ultimi mesi di questa fase della crisi. Potrebbe arrivare l’unione politica con una condivisione dei debiti: allora il conflitto si sposterebbe alla politica interna. Oppure l’Euro si disintegra. E allora avremo una categoria di crisi completamente nuova….Una cosa é certa la costruzione stessa (criteri di convergenza) sono già zeppi di errori macroscopici. I criteri fiscali di convergenza da una parte e i problemi italici ben noti prima del introduzione del euro. L’Italia non era pronta per l’euro. L’Italia non è molto lontana dal punto in cui, senza l’aiuto esterno, non potrà rifinanziarsi sui mercati. Ma l’Italia è troppo grande per il fondo di salvataggio: Da qui al 2014 dovremmo rifinanziare sui mercati 640 miliardi di euro.!

  • Rabo |

    Sbaglio o anche gli USA hanno un outlook negativo ?
    Tra un po’ quasi nessuno avrà la tripla A in Occidente, come è giusto da un punto di vista meramente contabile.
    Non me ne preoccuperei piú di tanto. Tanto siamo comunque di fronte a delle trasformazioni, anche abbastanza radicali.

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