"Ma cosa fanno i tedeschi?" E' la domanda, un po' polemica, che rispunta più spesso in questi giorni così incerti sulle posizioni della Germania e sul futuro dell'unione monetaria. Mai come questa settimana il futuro dell'Europa è nelle mani del cancelliere Angela Merkel. Giovedì a Bruxelles si terrà un vertice d'emergenza dei capi di stato e di governo della zona euro. Ufficialmente sul tavolo c'è la crisi greca e un piano di salvataggio del paese mediterraneo. In realtà, si discuterà del futuro dell'unione monetaria. I nodi sono arrivati al pettine. Mai come oggi la politica nell'affrontare lo sconquasso debitorio che sta scuotendo l'euro deve scegliere tra integrazione e disintegrazione. Parlando a Der Spiegel, Helmut Kohl ha affermato: "Stanno trascinando la mia Europa al fallimento". E ha aggiunto che la politica europea dell'attuale cancelliere è "molto pericolosa". Sempre lo stesso settimanale accusa la signora Merkel di essere "senza parole, senza obbiettivi, senza coraggio". Le rimprovera una comunicazione poco chiara e troppe incertezze, troppi tentennamenti, pericolosi in un momento così delicato sui mercati finanziari. Qualche giorno fa ho chiesto a un esponente dell'establishment tedesco di darmi una sua valutazione del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, che appare dall'esterno incerto sul daffarsi. Mi ha risposto: "E' un uomo molto serio, un uomo per il quale la stretta di mano è un impegno d'onore, che crede nello stato di diritto e nella legge. E' anche profondamente religioso, un protestante del Baden-Württenberg. Una frase del tipo: 'Sono religioso, ma senza fanatismi' sarebbe per lui incomprensibile".
Questa definizione mi ha fatto tornare in mente una conversazione con Tommaso Padoa-Schioppa di alcuni anni fa. Quando era direttore generale della Commissione Europea negli anni 80, Padoa-Schioppa incontrò un giorno l'allora governatore della Bundesbank Karl Otto Pöhl. Discussero del modo di rafforzare l'allora sistema monetario europeo. Il banchiere centrale ci pensò un attimo e disse di essere contrario a una soluzione "via di mezzo", ma disse che avrebbe appoggiato la nascita di una unione monetaria con una moneta unica e una banca centrale indipendente. L'aneddoto è molto rivelatore di una certa Germania, di un paese convinto che le cose vadano fatte seriamente dopo un'attenta analisi dei rischi e dei benefici. Fa sperare quindi che i tedeschi siano pronti a una maggiore integrazione europea, purché avvenga su basi solide. Molti osservatori mi potrebbero far notare che la Germania di Pöhl e quella in cui è cresciuta Schäuble non è quella di oggi; che il paese all'indomani dell'unificazione è uno stato a nuova sovranità; che i suoi interessi europei sono controbilanciati da aspirazioni globali. Ammetto che questi aspetti mi inducono alla cautela. Il paese è combattuto tra il desiderio di salvaguardare la sua storia recente e la tentazione di prendere il largo. Non basta: l'opportunismo della signora Merkel è preoccupante. Legata ai sondaggi, come si comporterà? Eppure, la frase di Winston Churchill sugli americani forse si presta anche a essere utilizzata per i tedeschi: "You can always count on Americans to do the right thing–after they've tried everything else". Purché la facciano – la cosa giusta – entro il tempo massimo.
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(Nella foto il cancelliere Angela Merkel)