Ho appena acquistato una nuova automobile. O meglio, più che un acquisto mi è sembrato un matrimonio. Vi spiego perché. Anziché recuperare l'auto dal concessionario Volkswagen dal quale l'avevo ordinata, ho deciso di fare un'esperienza molto tedesca: il ritiro personale direttamente in fabbrica, la Selbstabholung, come si dice in tedesco. In un paese che adora le automobili e ha un amore molto particolare per la tecnologia, l'acquisto di una nuova vettura non è una faccenda da poco. La selezione è lunga e precisa, i test dei diversi modelli quasi un obbligo, la scelta tra decine di accessori diversi un'operazione che potrebbe far perdere la ragione anche alle persone più pazienti. Recuperare la nuova macchina alla sede della Volkswagen a Wolfsburg, nei pressi di Hannover, è un rito definito nei minimi dettagli, un po' come la cerimonia del tè in una famiglia giapponese. Tre settimane prima del momento fatidico, ricevo una telefonata direttamente dalla casa automobilistica. Una gentile signora mi propone una data in cui avrei potuto recuperare la nuova macchina. Insieme decidiamo anche l'ora. Successivamente a casa per posta mi arriva tutta la documentazione necessaria, più alcuni dépliants sull'Autostadt, l'enorme complesso della Volkswagen costruito nel 2000 su una superficie di 25 ettari e che si estende al di là del Mittellandkanal a Wolfsburg. Il cliente deve arrivare un'ora e mezza prima della consegna, portando con sé le targhe recuperate dalle autorità del comune di residenza. In un ufficio elegante e moderno un gruppo di signore è incaricato di accogliere il cliente, che può essere accompagnato da altre tre persone (i testimoni di nozze?). L'unica domanda che la mia interlocutrice mi fa riguarda la disposizione della targa sull'auto: con o senza cornice di plastica? Ammetto che la mia reazione indifferente provoca sorpesa e forse anche un po' di sconcerto. "Nel giro di un'ora e mezza la nuova auto sarà pronta per la consegna. L'appuntamento è per le 13", mi dice la signora. Per ora, la vettura, insieme ad altre 400 macchine, è parcheggiata in una delle due Autotürmen, due torri circolari alte 48 metri ciascuna (20 piani) di vetro trasparente e illuminate di notte, che sono in realtà due enormi parcheggi completamente automatizzati. In attesa dell'auto, Volkswagen organizza una visita allo stabilimento produttivo, lo stesso che fu inaugurato da Adolf Hitler il 26 maggio 1938, qualche settimana dopo l'Anschluss dell'Austria.
Ogni 30 minuti un piccolo autobus, carico di clienti entusiasti e ammirati, parte alla volta delle catene di montaggio. Una guida racconta per filo e per segno come viene costruita un'automobile, offrendo anche precisazioni tecniche sulla produzione o dettagli economici sul grande Gruppo Volkswagen. Le porte dell'autobus vengono aperte in alcune circostanze perché il pubblico possa sentire "il rumore e l'odore di una catena di montaggio", spiega la guida, ma foto e filmati sono severamente proibiti. Terminata la visita, adulti e bambini hanno a disposizione ristoranti e negozi dell'Autostadt in cui possono usare buoni del valore di 50 euro offerti da VW. Possono anche visitare il museo dell'auto della Volkswagen o provare alcuni modelli su piste fuori strada. Arriva finalmente il momento della consegna. Il ritiro avviene in un enorme edificio dalle pareti di vetro. La teatralizzzazione è preparata con cura. Prima di tutto il felice proprietario, con la sua famiglia, deve salire una lunga scala mobile che lo porta in un grande salone. Prototipi moderni e auto d'epoca sono parcheggiati a destra e a sinistra. Dal soffito pendono grandi schermi ultrapiatti sui quali lampeggiano i nomi dei clienti, l'ora a cui devono ritirare l'auto e il nome della persona incaricata "di fare le presentazioni". A quel punto si avvicina un dipendente della Volkswagen che mi consegnerà la macchina. Per questo bisogna scendere un altro scalone sul lato opposto dell'edificio. Gentilmente, il mio accompagnatore mi fa passare avanti, non tanto per educazione ma evidentemente perché il nuovo proprietario deve poter vedere la sposa per primo. Mentre scendo la scalinata, mi aspetto quasi che suoni la marcia nuziale, ma forse è solo una suggestione. Nel frattempo, il mio steward controlla su un palmare l'esatto modello che ho acquistato e verifica i vari optionals, in modo da potermeli illustrare senza fare gaffes. Luci, aria condizionata, bagagliaio, adattamento dei sedili: la presentazione entra nei minimi dettagli. Mi sembra che il mio accompagnatore sia soddisfatto del mio interesse e del grado di attenzione che dimostro. Finché purtroppo una telefonata dal giornale interrompe bruscamente il rito, richiamandomi d'emergenza a Francoforte per coprire una notizia imprevista: l'appoggio del cancelliere Angela Merkel a Mario Draghi, candidato alla presidenza della Banca centrale europea. Sono costretto ad abbandonare l'Autostadt in tutta fretta, sotto lo sguardo un po' sorpreso del mio steward, che riesce all'ultimo secondo a scattare una foto-ricordo del mio "matrimonio".
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(Nell'immagine uno dei saloni dell'Autostadt, visitato ogni anno da due milioni di persone)