Peter Bofinger, uno dei “cinque saggi” del governo tedesco, ha messo il dito sulla piaga: “Dobbiamo assolutamente chiederci in Germania se vogliamo continuare ad avere l’euro o meno. Dobbiamo avere questa discussione perché dobbiamo chiederci se riteniamo che valga la pena batterci per la moneta unica”. Pronunciate in televisione, mentre i mercati sono in preda a una forte volatilità, le parole di Bofinger suonano come un ultimatum.
Nessuna delle due tesi mi convince. Non credo a una Germania inesperta e immatura. Piuttosto penso che il paese sia certamente arrabbiato con i suoi partner, e che una convinzione quasi etica di essere dalla parte del giusto la spinga a prendere posizioni estreme, nel tentativo anche di imporre la propria cultura della stabilità in tutta l’Europa. Peraltro, c’è una buona dose di opportunismo politico, poiché il 2011 è un delicatissimo anno elettorale e la signora Merkel sente di dover rassicurare la sua pubblica opinione che non verrà chiamata a essere l’ufficiale pagatore dell’Unione. Non credo neppure che Berlino stia tentando sotto sotto di espellere i paesi deboli per ridurre l’Unione monetaria agli stati membri più virtuosi. Dopotutto, ha accettato (controvoglia) di aiutare Grecia e Irlanda. Solo ex post le conseguenze della politica tedesca in questo frangente possono sembrare di beneficio alla Germania. Piuttosto penso che il paese, almeno in parte, non si renda conto dell’effetto delle sue azioni perché non ne soffre alcun impatto negativo. Eppure, oggi un’asta di titoli quinquennali tedeschi è stata sottoscritta solo in parte. Le ragioni sono essenzialmente legate a un prezzo troppo elevato, ma è possibile che il nervosismo dei mercati sul futuro della zona euro abbia indotto a una fuga degli investitori dall’Unione monetaria, e anche dalla Germania. La paura è che il debito tedesco possa aumentare per via dei salvataggi greco e irlandese, magari portoghese e spagnolo. Qualche giorno fa è cresciuto a sorpresa il costo di assicurarsi contro il fallimento della stessa Germania. Piccoli segnali, che non vanno sopravalutati. Ciò detto, stasera il quotidiano Handelsblatt titolava sul proprio sito: “Wie sicher ist Deutschland in der Schuldenkrise?” Quanto è sicura la Germania nella crisi del debito? Ormai basta poco perché anche i tedeschi si sentano minacciati direttamente dalla crisi creditizia che sta sballottando l’Europa. Come reagiranno se questo scenario dovesse concretizzarsi? Sarà questo il grilletto che indurrà finalmente la Germania a uscire allo scoperto e a scegliere da che parte vuole stare? E’ in questa ottica che l’appello di Peter Bofinger appare in tutta la sua drammaticità.
(Nella foto, Peter Bofinger, 56 anni, professore a Würzburg, è uno dei cinque saggi del governo tedesco).