L’uomo nella fotografia a fianco è René Obermann. Ha 47 anni. E’ nato a Düsseldorf e presiede dal 2006 una delle più importanti società di telecomunicazioni in Europa, Deutsche Telekom. Il suo compito è gravoso. Deve fare i conti con un mercato molto competitivo, la concorrenza di internet e della telefonia mobile, e con un’azienda, ex monopolista pubblico, dove molti dipendenti sono abituati ad avere i privilegi di un funzionario dello stato. Tra le altre cose, la bolla high-tech dell’inizio del decennio ha lasciato in eredità al gruppo tedesco un debito che alla fine di giugno era pari a 46 miliardi di euro. Questa settimana Obermann ha pubblicato un interessante commento su Handelsblatt, il giornale economico tedesco, in cui fa le lodi dell’immigrazione. Il tutto mentre in Germania il leader bavarese Horst Seehofer ha proposto di bloccare l'arrivo di stranieri musulmani; la Spagna ha lanciato un programma di rimpatrio dolce, offrendo pacchetti finanziari agli immigrati che tornano nel loro paese; la Francia espelle i Rom; l'Italia oscilla, senza strategia, tra accoglienza e rigetto; e l'Olanda si è appena dotata di un governo che ha l'appoggio esterno di un partito anti-islamico.
Prima di tutto, Obermann fa notare che tra il 2005 e il 2050 il numero di giovani tra i 16 e i 20 anni si dimezzerà in Germania. Ve ne saranno tra 40 anni appena due milioni. Secondo Obermann questa tendenza è particolarmente grave perché è tra i più giovani che si trovano e si troveranno i talenti del futuro. “Talenti e lavoratori bravi sono vitali per le imprese”, spiega il presidente di Deutsche Telekom. In questo contesto, afferma Obermann, gli immigrati in Germania sono un tesoro di cui approfittare. Coltivare i giovani stranieri, magari poco integrati nel sistema scolastico, è essenziale per permettere alle imprese di trovare nuovi ingegni. “Promuovere, favorire e impegnare questi giovani è per le imprese una chance molto importante, poiché queste giovane persone portano con sé varietà culturali che possono sostenere il potere d’innovazione e la creatività”. E aggiunge: “La varietà culturale è uno dei principali fattori di successo per affrontare la concorrenza globale, in particolare nell’economia di internet”. Troppo spesso quando si parla (bene) dell’immigrazione uomini politici e capitani d’industria si concentrano sulla presenza di nuove braccia e di nuovi consumatori. Nel suo articolo Obermann sottolinea un aspetto troppo spesso dimenticato, soprattutto nei paesi più protezionisti e conservatori. C’è da chiedersi a questo punto quanto del successo tedesco sui grandi mercati internazionali dipenda dalla capacità delle imprese di approfittare della creatività o più semplicemente della ricchezza culturale dei suoi immigrati.