Attraverso moderni sensori, Daimler può controllare non solo la localizzazione dell'automobile, ma anche chiusura dei finestrini e il livello della benzina. Ormai Car2Go conta circa 20mila clienti a Ulm, una città che insieme alla vicina Neu-Ulm ha 170mila abitanti. Sulla falsariga di questa iniziativa, negli scorsi giorni la società tedesca ha poi lanciato anche Car2Together, un nuovo sofisticato programma informatico che dovrebbe facilitare l'incontro tra domanda e offerta nel più tradizionale car sharing. Nel paese delle Mercedes, delle BMW e delle Porsche sono sempre più numerosi i giovani che preferiscono non possedere una macchina. Approfittano di una rete di trasporti pubblici invidiabile, sono sensibili ai costi sempre più elevati nel gestire un'automobile di proprietà, vogliono difendere l'ambiente. Secondo un sondaggio dell'Università FHDW di Paderborn (Nord-Reno Vestfalia), un terzo dei tedeschi preferisce traslocare per avvicinarsi al luogo di lavoro o andare in vacanza piuttosto che spendere soldi per un'automobile. Addirittura la società di consulenza Frost & Sullivan sostiene che il car sharing, in tutte le sue varianti, avrà 10 milioni di abbonati in Germania nel 2016. "Nei prossimi mesi vogliamo lanciare Car2Go anche in altre città europee e americane", mi spiega Andreas Leo, portavoce di Daimler a Stoccarda. Anche l'Italia potrebbe essere coinvolta. La mobilità cambia, e la società tedesca vuole approfittarne. Il rischio – notano molti analisti – è di canibalizzare il core business delle case produttrici, ossia la vendita di automobili.
(Nella foto, la cattedrale di Ulm)