E se invece di un’espulsione della Grecia, in grave difficoltà finanziaria, ci fosse una secessione della Germania? La provocazione è stata rilanciata nei giorni scorsi da un economista (tedesco) della banca d'affari americana Morgan Stanley. In una breve nota, Joachim Fels (nella foto) dice di temere che il pacchetto di aiuti al paese mediterraneo, annunciato ormai un paio di settimane fa e richiesto ufficialmente ieri dal governo Papandreu, indurrà a un nuovo “serio azzardo morale” nella zona euro. Per i paesi meno virtuosi – spiega l’analista – il salvagente messo a punto dall’Eurogruppo, composto da linee di credito del Fondo monetario internazionale e prestiti bilaterali dei paesi della zona euro, dimostra infatti che l’Unione è pronta a salvare gli stati membri meno virtuosi. Uscire dalla zona euro svalutando la propria moneta è molto costoso, ma fare secessione per rivalutare la propria divisa è fattibile.
Fels quindi non esclude che alla Germania, dinanzi a una deriva dei conti pubblici, convenga a un certo punto creare una unione monetaria più piccola, con i paesi più virtuosi e con una moneta più forte. Tre i segnali che secondo l’economista potrebbero indicare in futuro uno sgretolamento della zona euro: politiche di bilancio meno rigorose, una politica monetaria più lassista, un’opinione pubblica tedesca contraria ad aiutare la Grecia e sempre più distante dall’euro. “Vogliamo essere chiari – sottolinea Fels nella sua nota di due pagine –: non sosteniamo una frantumazione dell’unione monetaria, né questo è il nostro scenario principale. Tuttavia, il rischio che succeda non è trascurabile”. L'economista di Morgan Stanley appartiene a quella schiera di analisti tedeschi molto legati all'analisi monetaria; è stato dal 1999 al 2008 consulente del ministero delle Finanze a Berlino. Come dice lui stesso la sua è un'ipotesi, non la previsione più probabile. Credo che all'Europa non convenga né una secessione della Germania né una espulsione della Grecia. Vale la pena notare però che la Welt am Sonntag domenica scorsa aveva un'intera pagina dedicata a un eventuale ritorno del marco. Il pezzo era equilibrato e certo non patrocinava l'abbandono dell'euro, ma poneva la questione in modo esplicito.