Nel 1993 il tribunale di Karlsruhe dette il suo benestare al Trattato di Maastricht, ma sottolineando tra le altre cose il rispetto delle competenze nazionali in ambito comunitario. Nel 1998, gli stessi Hankel, Starbatty, Nölling e Schachtschneider presentarono un ricorso contro la moneta unica sostenendo che alla luce dei livelli di indebitamento di molti paesi membri i criteri di Maastricht erano destinati a non essere pienamente rispettati. L'appello fu bocciato perché “manifestamente infondato”. Nel 2009 la Corte impose al governo di rivedere la legge di attuazione del Trattato di Lisbona perché chiarisse il ruolo preminente del Bundestag in qualsiasi trasferimento di potere da Berlino a Bruxelles. In questo senso, Hankel ha ricordato nei giorni scorsi che “l’Unione è una confederazione tra stati, non una federazione”. La signora Merkel teme che un eventuale ricorso costituzionale contro un aiuto alla Grecia possa trasformarsi in un boomerang politico, consapevole di come il paese sia intriso di Verfassungspatriotismus, di patriottismo della costituzione. Peraltro oltre ai "quattro litigiosi", c’è anche un’associazione chiamata Die deutschen Konservativen e.V., nata negli anni 80, e che ha già minacciato attacchi giudiziari: “Non appena un solo euro ‘tedesco’ verrà versato alla Grecia – ha detto – i 'conservatori tedeschi' faranno appello contro il governo federale”. Dietro alla posizione di questi giuristi, economisti e banchieri si nasconde un legalismo estremo, una vena di euroscetticismo, la convinzione che le cose vadano fatte seriamente e che il progetto europeo sia half-baked come dicono gli inglese, mezzo-cotto, né carne né pesce. In questo senso, riflettono molti sentimenti della Germania moderna.
A sinistra, W.Nölling e J.Starbatty; a destra, W. Hankel e K.A.Schachtschneider (in basso)