Wilhelm Hankel è un ex presidente della Hessische Landesbank. Joachim Starbatty è un professore universitario di Tubinga. Wilhelm Nölling è un ex banchiere della Bundesbank. Karl-Albrecht Schachtschneider è un giurista di Norimberga. La Süddeutsche Zeitung li ha chiamati qualche giorno fa “i quattro litigiosi”. Sono loro – tra le altre corse – ad aver indotto finora il cancelliere Angela Merkel a rimanere prudente sull’idea di aiutare direttamente la Grecia. Nei giorni scorsi Hankel (81 anni), Starbatty (69), Nölling (77) e Schachtschneider (69) hanno minacciato di ricorrere (nuovamente) alla Corte costituzionale se il governo tedesco dovesse decidere di salvare il paese mediterraneo in grave difficoltà finanziaria. I quattro – i più noti e agguerriti rappresentanti di quella fetta della popolazione tedesca contraria a dare sostegno economico ad Atene – affermano che soccorrere il governo greco significherebbe violare la norma che vieta nei Trattati il salvataggio di uno stato membro. Ma non solo. “Aiutare la Grecia – ha spiegato Starbatty – sarebbe in fin dei conti una massiccia intrusione nella sovranità tedesca perché il nostro bilancio dipenderebbe dalla politica economica greca. Siamo pronti a sguainare le armi e a partire all’attacco”. In questi ultimi venti anni il processo di integrazione europea della Germania è stato segnato da numerosi ricorsi alla Corte costituzionale.
Nel 1993 il tribunale di Karlsruhe dette il suo benestare al Trattato di Maastricht, ma sottolineando tra le altre cose il rispetto delle competenze nazionali in ambito comunitario. Nel 1998, gli stessi Hankel, Starbatty, Nölling e Schachtschneider presentarono un ricorso contro la moneta unica sostenendo che alla luce dei livelli di indebitamento di molti paesi membri i criteri di Maastricht erano destinati a non essere pienamente rispettati. L'appello fu bocciato perché “manifestamente infondato”. Nel 2009 la Corte impose al governo di rivedere la legge di attuazione del Trattato di Lisbona perché chiarisse il ruolo preminente del Bundestag in qualsiasi trasferimento di potere da Berlino a Bruxelles. In questo senso, Hankel ha ricordato nei giorni scorsi che “l’Unione è una confederazione tra stati, non una federazione”. La signora Merkel teme che un eventuale ricorso costituzionale contro un aiuto alla Grecia possa trasformarsi in un boomerang politico, consapevole di come il paese sia intriso di Verfassungspatriotismus, di patriottismo della costituzione. Peraltro oltre ai "quattro litigiosi", c’è anche un’associazione chiamata Die deutschen Konservativen e.V., nata negli anni 80, e che ha già minacciato attacchi giudiziari: “Non appena un solo euro ‘tedesco’ verrà versato alla Grecia – ha detto – i 'conservatori tedeschi' faranno appello contro il governo federale”. Dietro alla posizione di questi giuristi, economisti e banchieri si nasconde un legalismo estremo, una vena di euroscetticismo, la convinzione che le cose vadano fatte seriamente e che il progetto europeo sia half-baked come dicono gli inglese, mezzo-cotto, né carne né pesce. In questo senso, riflettono molti sentimenti della Germania moderna.
A sinistra, W.Nölling e J.Starbatty; a destra, W. Hankel e K.A.Schachtschneider (in basso)