Spira un'aria di "revanscismo" contro l'establishment economico. In Gran Bretagna, l'abitazione dell'ex presidente della Royal Bank of Scotland è stata attaccata da vandali, mentre in Francia i managers sono presi in ostaggio e criticati per buonuscite ritenute eccessive. E in Germania? Nella Repubblica Federale, per ora almeno, domina la pace sociale. Non si vedono manifestazioni o scioperi, salvo casi isolati. D'altro canto, i dirigenti d'impresa sembrano essere più ragionevoli che in altri Paesi. Secondo una ricerca del Financial Times Deutschland i managers delle imprese quotate nel DAX30 si sono auto-ridotti lo stipendio nel 2008 in media del 26%. Tra le eccezioni notevoli, il presidente di Volkswagen, Martin Winterkorn, che ha ricevuto un aumento del 147% a 12,71 milioni di euro (nella foto tratta da Internet), e i membri del consiglio di gestione di Dresdner Bank che secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung si sono spartiti 58 milioni di euro nonostante perdite miliardarie. Dal canto suo, però, Josef Ackermann, presidente di Deutsche Bank, ha ridotto la sua retribuzione del 91%, dopo essere stato per anni uno dei managers più pagati (e per questo più criticati) d'Europa. Il suo collega di BMW, Norbert Reithofer, l'ha tagliata del 40%, quello di Daimler, Dieter Zetsche, del 55%. Il calo dei profitti – e in alcuni casi le perdite – hanno indotto i managers al realismo: gli stipendi rimangono per la maggior parte milionari, ma sono stati abbondantemente rivisti al ribasso.
Il Governo federale ha fatto la sua parte, esortando alla moderazione e presentando nei giorni scorsi un progetto di legge che modifica la legislazione in vigore in modo da rendere più trasparente il processo decisionale sugli stipendi dei managers. Non che l'avidità sia completamente assente dal panorama tedesco. Già in passato molti tedeschi avevano guardato di cattivo occhio, irritati e infastiditi, agli stipendi multi-milionari di alcuni dirigenti d'impresa, per esempio Wendelin Wiedeking, presidente di Porsche, che nel 2007 ha guadagnato circa 60 milioni di euro. Dietro alla decisione delle imprese tedesche di rivedere al ribasso le retribuzioni, adattandole ai risultati aziendali e alla situazione economica, c'è probabilmente anche la cogestione (Mitbestimmung, in tedesco). La presenza dei lavoratori nei consigli di sorveglianza impone ai managers maggiore occulatezza, quando l'economia è in recessione. E' vero che lavoratori e sindacati sono pronti a chiudere un occhio sulle retribuzioni dei managers in cambio della salvaguardia dei posti di lavoro, ma è anche vero che forse in un sistema caratterizzato dalla Mitbestimmung per un dirigente d'impresa diventa più difficile intascarsi stipendi multi-milionari quando nel contempo deve chiedere pesanti sacrifici al personale. In questo senso, c'è da chiedersi se la Germania, grazie alla tanto criticata cogestione, non sia oggi meglio attrezzata di altri Paesi per smorzare le tensioni sociali che la crisi economica sta provocando e provocherà.